venerdì 28 febbraio 2014

La Nonna di Città e la zuppa di cavolo nero che ancora avete nell'orto

Io discendo da vera stirpe cittadina, orgogliosamente cittadina! La mia famiglia ha sempre abitato in città, possibilmente in quartieri da cui si raggiungesse in bici un qualsiasi luogo fondamentale per la sopravvivenza (supermercato, scuola, palestra). Gli unici esseri viventi che mia madre tollerasse in casa (oltre a noi...), erano le piante (rigogliose, va detto a onor del vero) sul terrazzo. Stop. Una volta mio fratello impose un paio di tartarughe, dimenticandosene dopo 20 minuti (comprensibile, vista la carica emotiva che suscitano due tartarughine in una boccia di plastica). Mia madre, per mesi, le ha accudite imprecando, fino a che, pietosamente, sono passate a miglior vita. Questa è stata l'unica esperienza "animale" della mia infanzia. Direi che posso risparmiare i soldi dell'analista: secondo voi perché sono finita qui circondata dall'arca di Noè? Per la legge traslativa, dunque, i miei figli alla prima occasione di autonomia, pianteranno una tenda nel parcheggio del centro commerciale, si ingozzeranno di hamburger e patatine e si daranno alla caccia grossa in Kenya?!? Mah, vedremo...
Il rapporto dunque della Nonna di Città con il maso è sempre stato un po' conflittuale (per usare un eufemismo): la prima volta che la portammo a vedere il nostro acquisto la reazione fu...un pianto disperato! Non scherzo. Si mise a piangere. Pensando ai suoi futuri nipoti dispersi nei boschi con un bruto alle calcagna (si sa che i boschi in montagna sono zeppi di bruti), alle slavine che si sarebbero abbattute su di noi (di sicuro quando lei ci sarebbe venuta a trovare), frane, smottamenti, catastrofi geopolitiche!!E poi...il supermercato, l'ospedale, la stazione, le palestre, altri esseri umani! Lontani, irraggiungibili, se ti serve lo zucchero...va detto che il maso, al tempo, aveva un che di inquietante: circondato dal bosco incombente, l'atmosfera era decisamente dark!
Il maso selvaggio
Negli anni, per amore dei nipoti, la Nonna di Città si è adattata un po'. Ogni volta che viene, l'impatto iniziale è traumatico, anche perché, in effetti, facciamo in modo che non si abitui troppo: c'è sempre qualche novità ad attenderla. E non apro nemmeno il capitolo "regime alimentare"...la Nonna di Città è nata nel dopo-guerra, è cresciuta negli anni '50 e '60...secondo voi cosa pensa del fatto che non mangiamo carne (le proteine, le proteine!), che non beviamo latte al mattino (il calcio, il calcio!), del farsi il pane (o qualsiasi altra cosa) in casa, del mungere, del coltivare le verdure (la roba da mangiare sta nel frigo, non nel bosco!)?!? Per non parlare dei pannolini lavabili (ma come??adesso si devono lavare i ciripà come negli anni '30?), del fatto che non abbiamo la televisione (ma in questa casa un tg mai?!?)...insomma, pare che lo facciamo apposta!
In tutto questo, la figura del Bauer è quella che la inquieta di più. Ricordatevi che la Nonna di Città è toscana, e dunque chiacchiera, parecchio e volentieri. Il Bauer toscano non è: pura razza muto-trentina. Questo turba oltremodo la Nonna di Città, che ancora, dopo 14 anni, non riesce a interpretare sguardi, silenzi e ringhi.
Però sono convinta che sotto sotto si diverta. E' un po' come una vacanza "trasgressiva", un'esperienza tra i selvaggi delle Isole Vergini, il fascino del primitivo! Tanto poi si scende a valle, si prende un treno e si torna in città. E poi, secondo me, è ammirata (e stupita) dal fatto che siamo ancora tutti vivi e non palesemente denutriti (anche se...il calcio, le proteine!!).
Ma la Nonna di Città, ribadisco, è toscana. E da brava toscana (trentini di tutto il mondo, non me ne vogliate) è un'ottima cuoca (sì, anche se fa la spesa al supermercato...).
E quindi, per tutti voi che avete ancora un po' di cavolo nero toscano nell'orto, ecco la ricetta della Zuppa di fagioli e cavolo nero della Nonna di Città.
Cavolo nero biodinamico

Ingredienti:
-pane raffermo 400 gr
-fagioli cannellini secchi 300 gr
-olio evo 150 gr
-acqua 2 lt
-3 cucchiai di polpa di pomodoro
-cavolo nero un mazzo
-2 carote
-2 teste d'aglio
-1 cipolla
-2 costole sedano
-prezzemolo
-1 patata
-timo o pepolino (qualità di Timo, tranquilli)
-zenzero
Procediamo:
mettere a bagno i fagioli per 12 ore e poi lessarli. Fare un battuto di cipolla, 2 teste d'aglio, 2 costole di sedano, prezzemolo. Soffriggerlo con olio evo, aggiungere il cavolo nero tagliato a strisce, la patata, le carote. Salare e pepare e aggiungere 3 cucchiai di polpa di pomodoro e tirare a cottura con il brodo dei fagioli pian piano. A fine cottura mettere un po' di fagioli interi nelle verdure e passare gli altri e aggiungere anche questo passato di fagioli. Far bollire per gli ultimi 10 minuti, aggiungendo una spruzzata di zenzero grattugiato. Tenete presente che la zuppa dovrà essere piuttosto liquida per imbibire bene il pane. Versare il tutto in una zuppiera dove avete sistemato il pane. Servire (la tradizione vorrebbe semi-fredda) con una bella innaffiata di olio evo toscano!

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