lunedì 16 novembre 2015

Bio-bollati! E perché invece non chem-bollati?

Sono due anni che ho questa foto nel PC, in attesa di scrivere un post.
Now the time has come.

Avete presente la sensazione che provate quando vi accorgete che la verità era ovvia, banale e stava davanti a voi da mo', senza che ve ne accorgeste? Quella sensazione che abbiamo provato guardando il "Sesto senso" nel momento in cui abbiamo realizzato che il dottore è un fantasma? 
Ecco, questo ho provato leggendo questo banner, trovato per caso un giorno su Pinterest.

Non è una questione "biologico sì, biologico no", che alla fine si casca sempre nell'ideologia e non ci si capisce.
Qui è una questione prettamente logica: o meglio, di logica non rispettata, con l'assenso di tutti.

Vediamo: se io coltivo il mio terreno NON usando sostanze chimiche provatamente dannose per l'uomo e l'ambiente e NON imbottendo i miei animali di farmaci e miglioratori, a rigor di logica sto facendo una cosa fatta bene. Voglio dire, non c'è molto da discutere: è oggettivo. Però se lo faccio e voglio che il mio cliente lo sappia, devo pagare (in termini di soldi e burocrazia aggiuntiva) perché qualcuno controlli. E mi devono mettere un'etichetta che dica che non inquino.

Se invece utilizzo sostanze chimiche provatamente dannose per me e per l'ambiente (il tempo di carenza non l'ho inventato io, eh) e se do farmaci e mangimi OGM ai miei animali, NON sono tenuto a comunicare nulla al mio acquirente. Cioè, sui miei prodotti non c'è nessun bollino che, almeno, attesti che ho utilizzato queste sostanze in modo quantomeno controllato e responsabile.

Ora, mettiamoci nei panni di un alieno che viene sulla terra e proviamo a spiegargli PERCHE' funziona così e non viceversa...secondo me non ci riusciamo.

Non sarebbe più logico che la normalità fosse fare agricoltura senza sostanze dannose e che, se un agricoltore desidera, per i più svariati motivi, discostarsi da questa normalità, debba assumersi l'onere di farsi certificare i prodotti come, per esempio, "prodotto da agricoltura chimica" (intendendo con questo che un ente ha controllato che la chimica è stata usata responsabilmente)? Il consumatore non sarebbe più garantito così? Non si comunicherebbe meglio perché quel prodotto costa meno (talmente meno che magari qualche dubbio forse dovrebbe nascere, etichette o no!)? Poi ognuno faccia la sua scelta, ma CONSAPEVOLMENTE.

Eh, ma si sa, il mondo è un posto strano, dove succedono cose strane, talmente strane che ci sembrano normali.

mercoledì 28 ottobre 2015

La questione "ciccia", tra ultrà carnivori e veg-pride!

La gente è strana...
Mi sfugge il perché di tutto questo isterismo sulla questione "carne"
L'OMS mette nero su bianco quello che i medici vanno dicendo da anni, e tutti sgorillano. Ma tutti tutti. Un delirio collettivo, hooligans vegani all'arrembaggio di ultrà carnivori, macellai che assaltano ortolani, ortolani che organizzano veg-pride...giusto per rendere l'idea, eh. Si scherza (non vorrei rappresaglie da ambo le parti, si fa presto a stare sulle palle a tutti)!

Che la ciccia faccia male si sa da tempo. Il buon Veronesi, che di mestiere fa l'ONCOLOGO (mica il guru o il pranoterapeuta) è vegetariano dalla notte dei tempi e predica da sempre la riduzione del consumo di prodotti di origine animale. E con lui moltissimi di quelli che si occupano della salute del nostro bistrattato apparato digerente.
Quindi: perché scatenarsi?
Capisco chi sulla carne ci vive e ci lavora. Ci mancherebbe! Difendere il proprio e molti altri posti di lavoro è giusto e comprensibile. Non mi stupisce che chi vende carne sostenga che fa benissimo. Ma chi la mangia dovrebbe serenamente accettare il fatto che faccia male, senza prenderla tanto sul personale.

Faccio un paragone su me stessa.
Io sono golosa, ma tanto golosa! Ho una specie di dipendenza da zuccheri. Resistere ad un dolce è tortura e supplizio...e il più delle volte non resisto!
Ora, che lo zucchero faccia male si sa, lo so, lo sanno tutti. Ma non è che se l'OMS dice che lo zucchero fa male, io mi offendo, o me la prendo con quelli a cui i dolci fanno schifo.
E non mi aggiro sostenendo che lo zucchero fa bene, solo perché IO sono golosa. Accetto il fatto che ogni tanto (ahem, spesso, va') non ce la faccio e mi sparo la mia dose di zucchero. Consapevole che sarebbe meglio non farlo.

Altro esempio:
tutti i genitori, prima o poi, comprano il barattolo di crema di nocciole ai figli. Ma, almeno spero, sono consapevoli che è una cosa che fa male. Tant'è vero che l'apertura del barattolo si accompagna sempre da mini patetici predicozzi ("per stavolta...ma guarda che i finocchi crudi fanno meglio, e anche il cavolo lesso che non mangi mai!!"). Non conosco nessuno che si aggiri declamando le proprietà nutrizionali della crema di nocciole.

Quindi, concludendo: perché le reazioni sono così esagerate? 
Se volete continuare a consumare carne rossa e insaccati, fatelo: mica sono fuorilegge! Ma accettate serenamente il fatto che state mangiando qualcosa che non vi fa bene. Non sarà l'unica e non è un fatto personale!

PS Ovviamente ho preso in considerazione solo l'aspetto "salute" umana...quello sugli allevamenti intensivi e quanto "bene" facciano al pianeta (oltre che agli animali) è un altro capitolo.


domenica 25 ottobre 2015

Perenni forever...

Si sta chiudendo la quarta stagione (tranquilli, non vi parlo di "House of cards"). Finalmente! Ringrazio ogni santo da me conosciuto per la location del Mas del Saro: in montagna, in Trentino, in Bersntol. Non invidio per nulla chi ha l'azienda al caldo: tocca lavorare tutto l'anno! Noi invece adesso accendiamo le stufe, prepariamo l'orto e gli animali per l'inverno, programmiamo con calma la prossima stagione. Lusso sfrenato!!

E' anche il momento per impostare i cambiamenti. 
In un'azienda come la nostra, i cambiamenti sono fondamentali
Mettiamola così, che fa più figo, vero?
Perché la verità è che quando sei un "neo-agricolo" (iiihhh, che orrore!), cioè non vieni da famiglia contadina, tua nonna non faceva le marmellate, tua mamma ti ha cresciuto a latte in polvere  e Simmenthal, allora ci vogliono ANNI per capire esattamente alcune cose fondamentali, tipo:
-cosa mi piace?
-cosa mi viene?
-cosa mi fa ammattire (es:capre!)
e, molto prosaico:
-cosa mi fa guadagnare due lire oltre che un sacco di gloria eterna?

Nella mia testa (e non solo...), il 2016 sarà anno di enormi cambiamenti.
 Il Bauer ha già il visto per paesi irraggiungibili (cioè, dice di averlo, ma in realtà fa finta...spero).

Intanto comincio con raccontarvi i cambiamenti nell'orto, per quelli più radicali aspetto un po'...scaramanzia.

Lo so, tutti voi avete letto bellissimi manuali di permacoltura. Io no! Ho letto "La rivoluzione del filo di paglia" e ho il mio manuale di consultazione agricola quotidiana. Ma non ce la faccio a leggere i manualoni. Forse è per questo che ci metto degli anni a capire le cose? Cioé, non sarebbe più saggio leggere di uno che ha già fatto gli errori che sicuramente stai per fare tu? Sì, lo sarebbe. 

Ma a me piace fare errori, mi piace imparare dagli altri, soprattutto. Altri VERI, intendo. I wwoofer, per esempio. Anche se spesso ne sanno meno di me a livello pratico, mi faccio ispirare dalla tanta teoria che hanno in testa, e accetto di sperimentare con loro. 

Quindi, per farla breve:
grazie orticole annuali, per tutto quello che mi avete insegnato. Siete state la scelta più saggia che potessi fare per iniziare (basso costo di investimento iniziale, quindi bassissimo rischio di impresa...mi raccomando, questo è importante, se siete anche voi orrendi neo-agricoli).
Adesso però è il momento di ridimensionarvi. In termini di energia, siete troppo dispendiose. Ogni anno ripartire quasi da zero...non va bene. Troppo lavoro, troppo movimento, troppi input dall'esterno. E come resa economica...ahem...
Quindi: abbiamo messo a dimora un po' di alberi da frutto, un bel po' di fragole, un po' di mirtillo siberiano sperimentale e un po' di lampone artico. 
Poi vorrei fare un piccolo angolo di piante tintorie.
E una pergola di kiwi.
E una di uva fragola.

E tutto questo sarà a beneficio nostro e del "Progettone"...quello di cui ancora non scrivo...e se non ce la faccio...pazienza, avrò un sacco di cose buone e perenni per la mia famiglia!

Fragola e tagete

Fragole

Mirtillo siberiano

Lampone artico




martedì 6 ottobre 2015

Perché non metto piede a EXPO (e non datemi di "talebana"!)

Senza tanti preamboli: Expo è una gigantesca operazione commerciale, che sfrutta il trend dell'argomento "cibo" per portare soldi e affari alle solite 3/4 multinazionali che apparecchiano le nostre tavole tutti i giorni. E le apparecchiano nutrendoci di schifezze prodotte in totale spregio dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori agricoli e non.

Ricordo a me stessa e ai miei figli che io produco e mangio e compro consapevolmente non solo per la mia e la loro salute, ma anche e soprattutto perché penso che questo sia il MIO atto politico. E penso che oggi la questione dell'accessibilità al cibo e alla terra sia il campo su cui si giocano le più importanti battaglie politiche. Ci credo davvero, e tutto quello che faticosamente cerco di tenere in piedi ruota intorno a questo convincimento.
Penso ad Antonio, il militante Sem Terra che abbiamo ospitato, a quello che ci ha raccontato sul Brasile. Centinaia di migliaia di persone che rischiano la vita per procurarsi un pezzo di terra su cui far campare la famiglia...

Non sono per la coerenza a tutti i costi: non ci credo e non è il mio obiettivo. E non sono fighetta radical-chic (lo so che è la prima cosa che pensate!).Non chiamatemi "talebana". Ma Expo, no! 

Mi avrebbe fatto meno schifo se gli obiettivi fossero stati evidenti. Che so, una cosa del tipo:
"Expo, devastare il pianeta, arricchendo l'agribusiness"... ma temo che non ci sarebbe andato nessuno. 
Forse io sì, ci sarei andata. Avrei portato via molto di più, li avrei visti in faccia. Invece hanno creato una gigantesca Gardaland, infarcita di buoni sentimenti ecologisti (così ci sentiamo buoni e partecipativi delle sorti del mondo)... Vi ricordate Matrix? Solo che lì per risvegliarsi la faccenda era complessa...

Alla Nestlé o al MacDonald costa molto meno una bella campagna di marketing pesante improntata all'ecologia, che rivedere le politiche di sfruttamento di terre e uomini che fanno sì che noi mangiamo schifezze a costi bassissimi, e loro si arricchiscono. Perché è questo che accade!

Chiariamo: non è che penso che il mio non andare abbia un qualche effetto sulla questione. Ma almeno mi ha dato l'occasione di spiegare ai miei figli ("mamma, ci andiamo anche noi?!? Daiiii...") perché NON facciamo una cosa.

E poi, via...il campo di grano in centro a Milano...


mercoledì 16 settembre 2015

Gardening in New York: vietato lamentarsi!

Stiamo sempre qui a lamentarci! No davvero, fateci caso: conoscete qualche agricoltore che non si lamenta (o un qualsiasi essere umano appartenente a qualunque sotto-gruppo)? 
Ovviamente parlo anche per la sottoscritta. Mi lamento, sì!
- La burocrazia mi uccide
- Vorrei un terreno in piano, cheppalle 'sti sgrebeni
- Ci sono le lumache!
-Fa troppo caldo!
-Oddio, ma piove sempre?!?
-Perché non ho 30 ettari sull'Alpe di Siusi (seee, vabbé)??
- Il mondo non mi merita....
Ecc Ecc Ecc

Ecco perché dico che viaggiare fa bene, benissimo. Rimette le cose nella loro giusta prospettiva. E' solo con il confronto che riusciamo a: smettere per due ore di lamentarci, essere creativi (sempre in quelle due ore, eh), essere obiettivi almeno un pochino su ciò che ci circonda.

New York, Lower East Side, neighborhood veramente sgarrupata (non ho mica capito come ci siamo finiti, ma tant'è...). Ad un certo punto lo vedo: alta cancellata, rete di protezione, presidio di umanità. Un micro giardinetto, molto curato, pieno di piante. Circondato dai palazzoni.
E realizzo che sono giorni che (a parte il Central Park) non calpesto altro che cemento!
Leggo: è un orto comunitario. Questo ente gestisce, tramite volontari locali, micro aree di verde fra un palazzo e l'altro, strappandole al degrado (ci provano...) e rendendole fruibili da chi magari al Central Park manco ci pensa.
Mi prende un senso di tenerezza infinita. E qui davvero percepisco la potenza del richiamo del contatto con la natura, con un po' di verde, con la terra vera, quella sporca. No perché si fa presto a sentire il richiamo quando dalla finestra si vedono cime innevate/verdi/giallerosse, quando un asino raglia per darti il buongiorno tutte le mattine e le pecore ti chiamano a squarciagola.
Ma trovo eroico sentire lo stesso richiamo qui! E fare qualcosa per rispondere! 

Aggiungo che per un paio d'ore ho smesso di lamentarmi, il new mantra era: checulocheculocheculo!

La pianto qui e lascio la parola alle foto. date un'occhiata e smettete di lamentarvi per almeno due ore (mi rivolgo calorosamente ai contadini che mi leggono)!



Questo è l'orticello sospeso di una scuola nelle vicinanze (all'ingresso c'era scritto per favore di non portare droga a scuola, grazie!)


Questo è un po' inquietante...


venerdì 21 agosto 2015

W il Nuovo Mondo!!

Bello! In questo periodo al maso stanno convivendo sotto lo stesso tetto due delle molteplici anime dell'agricoltura. Non potrebbero essere più diverse, eppure nascono entrambe dall'amore per la terra, dalla consapevolezza che senza di essa nulla sarebbe e che è dalla terra che dobbiamo ripartire.

Antonio, arrivato da poco dal lontanissimo Brasile, portando con sé tutta l'energia, la passione sociale e politica del movimento Sem Terra (http://www.comitatomst.it/). Contadino vero, da sempre. L'agricoltura è uno strumento sociale e politico, è ciò che permette a masse sfruttate e diseredate di ritrovare la propria dignità. In lui non si possono scindere agricoltura e politica. 

Spencer, arriva anche lui da lontano: Seattle, Washington State. Una formazione scientifico-orientale (non mi dilungo...sennò non arrivo più al punto), una passione infinita per la terra, una visione intima, un progetto solo suo. La ricerca dell'equilibrio prima di tutto personale, la volontà di passare leggero sulla terra, il bisogno di trovare un contatto (perso chissà quando dalla sua grande nazione) con il cibo.

Entrambi lavorano scalzi: uno perché forse lo ha sempre fatto, l'altro perché forse ha capito che era il momento di farlo. Io no, ho paura di darmi la zappa sui piedi (e non in senso figurato).

Questo irripetibile mix sta dando frutti inattesi, al maso. Molto concreti, anche.
Tipo: riduzione dell'area dedicata alle coltivazioni orticole annuali, sostituite in parte da perenni. Insieme abbiamo costruito delle bellissime aiuole a cumulo come si deve, soffici, piene di sostanza organica, su cui a breve strapianterò le fragole. Un bel po' di fragole.
Tipo: su pressing pesante di Spencer, ci siamo decisi a prendere in mano una parte di terreno che è da anni che ci guarda...anche qui, aiuole a cumulo, arbusti, perenni...pian piano la vedo prendere forma.

Spencer ha fatto il pressing teorico, armato di tomi giganti illeggibili (cioè, lui li legge, io francamente...) di "Edible forest gardening", Antonio ci ha messo trenta secondi a prendere il badile e cominciare a scavare, scavalcando in un balzo i "se" e i "ma"...

Ecco un po' di foto di questa cooperazione fra continente americano e vecchia Europa.













mercoledì 12 agosto 2015

Il Maso al mare...

Eccoci di ritorno. Una settimana, dico UNA SETTIMANA! al mare. Erano anni...
E la colpa di chi è? Ma dei piccoli Bauern, ovvio.

Marzo 2015, io e il Bauer commettiamo un imperdonabile errore educativo (complice qualche bicchierino di quello buono? Oppure siamo proprio due deficienti? Non ricordo): in macchina chiediamo ai piccoletti seduti dietro "ma a voi dove piacerebbe andare in vacanza???" e subito il grande si mette alla testa del polemico gruppetto: "Al mare al mare! Basta, quest'anno non vogliamo fare vacanze cultural-sportive, non vogliamo vedere nulla, fare nulla, assaggiare nulla!!! Solo stare con il sedere in acqua h24!!".
E siccome era marzo, faceva freddo, ci sembrava tollerabile, abbiamo prenotato il mare!

Premessa doverosa: mi sono riposata e vedere i miei figli così fuori di testa dalla gioia mi basta e mi avanza per i prossimi anni, ma...io e il mare abbiamo qualche problema relazionale.
Nell'ordine:
-sudo, troppo
-mi sembra di pesare 15 kg in più (tipo che alzarmi dalla sdraio mi pare un'impresa al di là delle mie forze)
-mi sembra di avere 15 anni in più (azz, dopo 3 giorni mi sembrava di essere un marinaio cotto dalla salsedine, avete presente quelle facce rugosissime, molto interessanti, d'accordo, ma io preferisco l'effetto pesca)
-mi escono tutte le magagne possibili (e qui qualcuno dirà: il mare ripulisce, tira fuori le schifezze e depura, ok, non sapevo di avere una congiuntivite annidata pronta a scattare)
- ho caldo (l'ho già detto?), troppo!

Lungi da me lamentarmi: il posto era bellissimo, il mare uno spettacolo e i profumi una delizia.

Volevo solo riflettere su quanto vivere in montagna mi abbia modificata, anche fisicamente.
Insomma, io sono nata a Pisa! Al mare si andava da maggio a ottobre! Eppure... un orizzonte troppo piatto adesso mi mette ansia...

Welcome back to me!


martedì 26 maggio 2015

Spiaggiamento biodinamico (molto bio, poco dinamico)!

Tempo di strapianti, di semine, di potature. Come ogni anno da quando ho frequentato il corso di biodinamica, parto con i buoni propositi: seguoilcalendario seguoilcalendario seguoilcalendario...
Poi però mi areno! Al momento, sto in questa fase di spiaggiamento biodinamico.
Rileggo gli appunti e mi sento inetta, impreparata, che sbaglio tutto. Parto, mi metto gli stivali, i guanti, prendo i semi e la zappetta, mi avvio verso il campo e...azz, non ho guardato il calendario. Torno giù, levo i guanti e gli stivali, riaccendo il pc, controllo sull'ottimo sito di Paolo Pistis (cioè colui che teneva il corso di due anni fa): miii, oggi non è giorno radici, e io che stavo per seminare le carote!! Vabbè, semino i fagioli, è giorno frutti. Torno fuori, mi rimetto stivali e guanti, mi avvio verso il campicello...comincia a diluviare! Segnale astrale o banale sfiga?

Passiamo alla gestione del cumulo. Io vorrei, giuro, fare il salsiccione lungo, e poi inserire i vari preparati, ma poi mi scontro con i grugniti del Bauer: ma dove lo mettiamo? come si fa che noi usiamo la grassa dei nostri asini? che è 'sta storia dei preparati? E credetemi se vi dico che con lui è meglio evitare discorsi sui pianeti...e poi quando, come, perchè....

Insomma, mi ritorna in mente una frase che Paolo Pistis ci ha detto al corso: la biodinamica, da soli, non si fa!
Dopo due anni di tentativi falliti, capisco perché: è un sistema complesso, molto articolato, che prevede un approfondimento di tipo filosofico e non solo tecnico. E mentre approfondisci, devi mettere in atto pratiche di cui non cogli appieno il senso (spesso senza l'"appieno"): lo fai due/tre volte, poi molli.

Però però, un'altra cosa avevo pensato durante il corso: che se i terreni gestiti con la biodinamica sono così vitali, sicuramente è per la cura estrema che questi agricoltori dedicano al terreno, all'humus. E io in fondo faccio lo stesso (cerco di farlo, almeno). Magari in modo meno strutturato, però io la mia terra me la curo, la tocco, la nutro, ogni singolo giorno. 
Rispettare l'humus, quel sottile strato di terra fertile (30 cm) che nutre il pianeta (altro che EXPO!!) è il contributo più importante che possiamo dare come agricoltori.

Quindi que viva la biodinamica, que viva l'agricoltura sinergica, que viva la permacultura!! Que viva qualunque tipo di pratica che ci fa mettere le mani in terra, tutti i giorni!


domenica 17 maggio 2015

Wwoof mon amour



Altri amici sono partiti, oggi. Ho appena letto quello che hanno scritto sul nostro "wwoofers journal" e mi sono commossa, ancora una volta. 
Aprire, anzi spalancare 4 anni fa le porte della nostra famiglia e del nostro piccolo maso ha cambiato la nostra vita completamente, e con un po' di orgoglio posso dire che ha cambiato un po' anche la vita dei nostri ospiti/wwoofers/amici.
Ogni volta che arriva qualcuno, si scatenano nuove energie, nuove prospettive, allegria e motivazioni.
E' come vedersi in uno specchio: l'abitudine alla propria vita quotidiana a volte la fa sembrare banale e un po' faticosa, ma quando qualcuno di "estraneo" la condivide con te, ti rendi conto di nuovo di quanto speciale e affascinante sia.

E i bambini!! E' uno spettacolo vederli accogliere sempre nuove persone, completamente aperti a qualunque lingua, colore, abitudine, cibo, religione.
Abbiamo festeggiato Sukkoth e You Kippur, fatto la colazione americana e canadese, ascoltato di viaggi in tutto il mondo, imparato a dire buon appetito in mille lingue...

E mi viene tristezza quando qualcuno mi chiede se non ho paura, se mi fido, se non mi scoccia avere estranei che girano per casa. Io ho paura solo di due cose: dell'ignoranza e della grettezza. Perché sono le madri del razzismo, dell'intolleranza e della chiusura.

Uno dei nostri wwoofers (che, per inciso, tornerà quest'estate e starà con noi 3 mesi) appena arrivato ci ha regalato un quadretto con su scritto:
THERE ARE NO STRANGERS, ONLY FRIENDS WHO HAVE NEVER MET
 (non esistono estranei, solo amici che non abbiamo ancora incontrato)

Ecco, questo è il wwoof, e questa è la vita, per noi.


venerdì 24 aprile 2015

Steiner e il buon appetito

Non di agricoltura vi parlo oggi, ma di un'abitudine che ho introdotto in casa da qualche anno, grazie alla visita di una Scuola Waldorf al Mas del Saro. 

Ero molto curiosa: mi interesso ogni tanto di pedagogia steineriana e cerco di partecipare alle loro iniziative. Apre la mente. Ammetto che alcuni aspetti mi lasciano perplessa, e temo siano aspetti abbastanza fondamentali per poter condividere un percorso educativo.
Lo dico senza vergogna: io NON sono spirituale! Non lo sono per educazione ricevuta, non lo sono in senso religioso e nemmeno in senso lato. Non sono nemmeno una iper-razionale come il Bauer...ma non mi sentirete mai dire la classica frase (che mi fa venire l'orticaria) "non sono religiosa, ma ho una mia spiritualità". Beh, io non ce l'ho! Mi manca l'organo dello spirito. E quindi come farei a mandare i figli in una scuola dove l'aspetto spirituale è così importante? 
E poi diciamolo: io non sono una mamma steineriana. Sbavo d'invidia quando le vedo sempre serafiche (e io sbraito), sanno fare tutto e lo fanno sempre con i figlioli al seguito (ammetto: ogni tanto non vedo l'ora che qualcuno me li tolga di torno, i miei...), non gli hanno mai dato l'antibiotico (il piccolo Bauer l'ho riempito, ma insomma, era il primo...), mai una merendina, mai un bastoncino Findus (sì, sì le compro le schifezze...e pure con il senso di colpa! Cheppalle). I figlioli vestiti con bellissime cose fatte in casa, selvaggi ma civili, colorati. A volte un tantino didattiche, va detto. Ma insomma, a me piacciono e tutte le volte che ne frequento una mi riprometto di migliorare (o quantomeno abbassare i decibel della voce: come vorrei imparare ad incazzarmi sottovoce!).

Ed ecco, una classe della Scuola Steiner di Trento viene a passare una giornata al Maso!
Una bellissima giornata e un'esperienza che non ho dimenticato: mi ha colpito soprattutto come i maestri, pur presenti e attenti, stessero in disparte. I veri protagonisti erano i bimbi, liberi di esprimersi e di commentare (educatamente) quello che facevamo. 

Ma la cosa più bella, e qui volevo arrivare, è stata il momento del pranzo al sacco. Di solito, e mi dispiace dirlo, il momento del pasto con le classi è una specie di  assalto alla diligenza: bimbi sparsi ovunque che si avventano sui panini, gruppetti scollegati, cibo confezionato che viene ingollato in disordine. 
Ma loro no: i maestri li hanno fatti mettere in cerchio, hanno detto una breve poesia 

"Terra tu il grano hai dato,
 Sole tu l'hai maturato,
cara Terra, Sole amato,
 il mio cuor vi è tanto grato"

e poi hanno cominciato a scambiarsi piccole porzioni di cibo. Hanno cominciato a mangiare solo quando tutti erano pronti. Tutte queste manovre pre-pasto hanno avuto l'evidente effetto di calmare l'eccitazione e il risultato è stato, secondo me, un approccio diverso, più ragionato. 

Mi sono esaltata (ma va'?) e la sera ho proposto la poesiola alla famiglia: apriti cielo!! Il Bauer ha minacciato gravi rappresaglie e sabotaggi...non c'è stato verso.
Allora ho ripiegato: va bene, non mi fate dire la poesiola? Però d'ora in avanti guai a chi comincia a mangiare appena ha il cibo nel piatto. Si aspetta che chi ha cucinato si sieda, si dice "buon appetito" e solo dopo si può cominciare.

La cosa ha avuto talmente tanto successo, che i più rigidi sono proprio i bimbi: fanno la ramanzina pure agli ospiti, se non aspettano!! E questo dimostra che il tanto invocato bisogno di ordine e ritualità non è una paturnia da pedagoghi. 

giovedì 16 aprile 2015

Una SPA in Val dei Mocheni...merita un post!

 

Siccome che...io e Paola non riusciamo a tenere al guinzaglio la quantità immane di neuroni di cui la natura ci ha generosamente dotate (Paola ci prova con la meditazione, ma secondo me è tempo sprecato...).
Siccome che...tante tante tante persone ci dicono "vabbè le attività per bambini...belle eh! Ma per gli adulti???".
Siccome che...la strada dell' autoproduzione è lunga, tortuosa ma piena di soddisfazioni.
Siccome che...primavera e autunno quassù da noi sono spettacolari...
Dati e stanti tutti questi siccome, io e la mia Accompagnatrice di Territorio preferita abbiamo ideato questa PROPOSTONA: ma stavolta, udite udite, è dedicata agli ADULTI!! Ai grandi, insomma. Avete presente? Quei bambini, però alti, però sempre un po' stressati, però senza molto tempo, ma con tantissima voglia di tornare a fare, a conoscere, a imparare. Ecco, quei bambini lì!
Anche noi siamo due di quelle bambine lì, e al grido di "riprendiamoci un po' di spazio!", lanciamo nell'etere (?) questo messaggio nella bottiglia.
Cittadini, campagnoli di ritorno, mamme stralunate, papà in carriera, giovani coppie con cane al seguito, gruppi di amiche e chi più ne ha più ne metta, segnatevi queste date:
12-13-14 GIUGNO 2015
2-3-4 OTTOBRE 2015
Nelle due stagioni più belle dell'anno, quelle in cui la Valle dei Mocheni si presenta in tutto il suo splendore, noi vi proponiamo due week end dedicati all'autoproduzione e al riconoscimento delle piante selvatiche edibili (cioè da magna', per capirci). Vi faremo tornare a casa pieni di nozioni, emozioni ed esperienze.
I due week end sono pensati separatamente (quindi potete venire anche ad uno solo). 

PRIMAVERA 
Ci dedicheremo agli impasti salati con la mitica pasta madre, passeggeremo nel bosco in notturna, impareremo a riconoscere le piante selvatiche edibili e fitoterapiche (a proposito, adesso è il momento del tarassaco, non fatevelo sfuggire), faremo il sapone e, last but not least, andremo per sentieri con le asinelle. Chi l'ha detto che andar per boschi con le asinelle è solo per i bambini???

AUTUNNO
In previsione del Natale, sperimenteremo impasti dolci con la pasta madre, godremo del meraviglioso foliage autunnale, passeggeremo nei boschi alla scoperta di piante autunnali edibili, impareremo a lavorare la lana naturale.

Ma non ci siamo fermate qui, perché in entrambi i week end abbiamo coinvolto il nostro Agritur preferito: il Klopfhof di Fierozzo. Gestito da Barbara (il mio guru per qualunque cosa) e Daniele, è inutile che mi dilunghi qui, le loro recensioni su Tripadvisor bastano e avanzano (il giudizio peggiore è un "molto buono"...non so se mi spiego). 
Barbara ha ideato due menù specialissimi solo per noi (e voi) per la cena del sabato: in primavera, la natura sarà nel piatto, con un menù completamente a base di erbe spontanee dall'antipasto al dolce, in autunno invece oltre che al palato godranno gli occhi con un menù dedicato ai colori dell'autunno.

Insomma, che aggiungere? Ah sì, il costo. Ciascun week end lo proponiamo al costo di € 175,00. La quota comprende:
-tutte le attività dal venerdì pomeriggio alla domenica pomeriggio
-pranzi al sacco del sabato e della domenica
-cena all'agritur sabato sera
La quota non comprende:
-cena del venerdì
-pernottamenti
Naturalmente, saremo più che felici di segnalarvi strutture di nostra fiducia e con un ottimo rapporto qualità/prezzo (vi fidate?Fidatevi!) sia per la cena del venerdì sia per i pernottamenti.

Ecco qua, quello che noi intendiamo per SPA (Sostenibilità-Piante selvatiche-Autoproduzione): il vero benessere deriva da quello che vogliamo e sappiamo fare per noi stessi, cose semplici e antiche, ma spesso dimenticate.

Vi aspettiamo
Vea e Paola



















giovedì 26 marzo 2015

Settimane estive al Maso: avventura nuova, vecchia amicizia

Chi segue il Mas del Saro su Facebook avrà sicuramente notato un'impennata delle proposte per bambini e famiglie, dei laboratori, delle partecipazioni a fiere, delle collaborazioni.
Mi sento come se stesse sbocciando qualcosa di covato a lungo, con pazienza e costanza. 
Ma la "cova" non è stata solo la mia.
Ed è questo l'argomento del post di oggi.

Da sola non sarei andata da nessuna parte. Una fattoria come la nostra, un maso piccolo, in montagna, gestito da gente che vanta utilissime lauree in sociologia, che dire che parte da zero è essere generosi, considerati matti da famiglia e conoscenti, non sarebbe sopravvissuta alla prima difficoltà se intorno a noi non ci fosse stata una rete di amicizie, collaborazioni, sostegno e scambio.
Non che io voglia farvi credere che è tutto un "volemose bene", che sia sempre facile collaborare, che l'intesa sia sempre immediata...insomma, per essere chiara, ci sono stati anche begli scazzi grossi! 
L'agricoltura è un mondo maschile, dove le donne devono ritagliarsi spazi e rispetto con fatica e fermezza: questo seleziona donne "di personalità" con cui non è sempre semplice avere a che fare. E se non sono le donne di personalità, sono maschi che, per ben che vada, sono cortesi e accondiscendenti, se invece va male, ti chiedono "dov'è il padrone?"...
Insomma, la tentazione di chiudersi, di credere che sia possibile e auspicabile fare tutto da soli, che non valga la pena coltivare troppe aspettative sugli altri, è forte.

Ma...ma se non ci fossimo aperti al mondo oggi non avremmo un bellissimo orto con i cumuli (grazie Alberto!), non avremmo imparato a fare il formaggio, il sapone, pettinare la lana (grazie Barbara, la mia Maestra per eccellenza!), non avrei capito l'importanza di comunicarsi con stile alle persone (grazie Dani!)...e mille altri esempi avrei.

Un paragrafo speciale va però dedicato a Paola, l'Accompagnatore di Territorio del Trentino con cui collaboro da anni. 
Consiglio a tutti voi che sbavate per mettere su un'attività come il Mas del Saro: trovatevi la vostra Paola Barducci, perchè senza non andate da nessuna parte.
Dal momento stesso in cui ho vagheggiato l'idea di fare quello che sto facendo lei ci ha creduto, subito, con forza, un'invasata!! 
Quando tentenno, mi impigrisco, mi demotivo, Paola arriva con un'idea. Di solito io penso "ma te sei matta!!", poi mi convince, per sfinimento di solito. E si parte. 

Una regola quindi la posso dare, per voi aspiranti Bauer/Bauerinnen: circondatevi di persone valide e siate voi validi quando serve!

sabato 28 febbraio 2015

Imprenditoria agricola. Il vero problema? Il bagno!

Oggi uso il blog per quello che dovrebbe servire: MI SFOGO!!

Il titolo ovviamente è un paradosso, ma descrive in sintesi la pura verità, e ogni contadino che abbia provato a proporre qualche attività collaterale all'agricoltura pura e semplice lo sa! Per fare qualunque cosa devi avere un bagno dedicato! Un cesso, proprio! E non ne basta uno per tutte le attività che vorresti intraprendere...no! Ce ne vuole uno per ogni cosa. Quello di casa tua non va bene, perché la legge dà per scontato che tu sia uno zozzone e non lo pulisca mai!

Vuoi coltivare erbe officinali e vendere i sacchettini di origano essiccato? Prima di tutto, costruisci un bagno!
Vuoi ospitare per qualche ora famiglie interessate a come produci i tuoi ortaggi, a come tieni i tuoi animali, magari ad imparare qualcosa di utile da fare a casa? Ci vuole il bagno (ma non quello delle officinali, eh! Un altro!).
Vuoi fare il pane con i tuoi cereali e venderlo ad un piccolo gruppo di famiglie? Un altro bagno! 

Ovviamente i sanitari sono solo il paradigma delle difficoltà burocratiche e delle richieste strutturali richieste ad un contadino per proporre qualcosa di nuovo. Ogni volta che uno di noi ha un'idea sbatte la faccia contro un muro alto e invalicabile di impedimenti burocratici, di leggi, leggine, normative, regolamenti. 
Sono solo 3 anni che ho aperto l'azienda agricola, eppure ho già introiettato un atteggiamento sconsolato: ogni volta che mi viene un'idea o che qualcuno mi propone qualcosa, il primo pensiero è: "Sì, vabbè, bella idea, ma sarà irrealizzabile...di sicuro ci vuole un bagno!"!

Perché le richieste strutturali non sono proporzionali alle dimensioni della realtà agricola? Perché chi al massimo fa qualche attività di contorno deve avere gli stessi adempimenti burocratici e strutturali di un'azienda che magari ospita 70 scolaresche all'anno? Perché chi fa il pane per 5 famiglie, deve avere un laboratorio come quello del Sosi?

E la conseguenza? La conseguenza è che le realtà piccole/piccolissime chiudono. In una terra, il Trentino, dove sono i piccoli che garantirebbero la manutenzione degli appezzamenti microscopici in cui è suddivisa la maggior parte del territorio. In una terra dove la manutenzione agricola è fondamentale per la sicurezza, dove il turista viene proprio per godere del paesaggio agricolo di montagna, dove i prodotti genuini e tradizionali dovrebbero essere il fiore all'occhiello. Sì, fatti nella cucina del maso, nel forno del maso, nel vòlto del maso! 

Ma no! L'importante è che ci sia un cesso apposito...





lunedì 2 febbraio 2015

Goodbye goats...welcome sheeps!

Già, è il momento di fare outing: abbiamo venduto le nostre capre! Che vi devo dire...non è che questo è uno di quei blog "guardate come sono ganza, a me mi riesce tutto e a voi no!". Le capre NON MI RIESCONO! Io le amo, mi piacciono un sacco, mi piace quando partoriscono, mi piace mungerle, mi piace fare il formaggio...il problema è che forse IO non piaccio a tutte queste cose. Un amore non corrisposto, insomma. 
I parti: non è vero che fanno da sole, che la Natura è buona e bella e che noi dobbiamo solo stare a guardare il miracolo che si compie...Balla colossale! Se state a guardare, il capretto è capace di morire. Dovete essere lì, con un asciugamano (e un phon) e asciugarlo: fa freddo a febbraio!
Mungere: è bellissimo, ma le mie capre erano un po' "stitiche" di latte, o forse io non ho mai veramente imparato come far venire quelle belle litrate che vedevo dai colleghi. E comunque, non potete immaginare la frustrazione quando con una zoccolata rovesciano il bricco pieno.
Formaggio: BUONO, e che super soddisfazione mettere in tavola una cosa così complessa, che hai fatto tu, dall'inizio alla fine. Ma...se non hai il posto giusto dove conservarlo, ti capita di dover buttare via 6 o 7 forme che cominciano a camminare da sole.

Insomma, ad un certo punto mi sono accorta che:
1- solo loro mi davano da lavorare quanto tutto il resto del Maso messo assieme
2- i momenti di frustrazione e sconforto erano nettamente di più di quelli di gioia bucolica
3- last but not least...il Bauer ha stappato un Ferrari quando le abbiamo vendute! Non le ha mai sopportate, diciamolo. 

Chi ha un'azienda agricola o comunque vive in campagna (e di campagna) lo sa: spesso le cose "non vengono". Per esperienza mi verrebbe da dire: soprattutto con gli animali. 
Ci vuole umiltà, e io forse ho ritardato la decisione perché mi sembrava di fallire, di non essere sufficientemente forte/brava/ganza per gestire 4 capre in croce. 

E in ogni caso, tanto per rallegrare la altrimenti piatta vita al Maso, abbiamo comprato due belle pecore che:
-non saltano
-non fanno latte
-faranno tanta bella lanona grigia!!

A breve le presentazioni...