venerdì 31 ottobre 2014

La salute vien...rincorrendo le asine tra i monti!

Capita anche a noi fichissime Bauerinnen del terzo millennio, hipster, 2.0, dotate di gadget Apple e di badile, di avere periodi sfigati! E per sfiga intendo proprio "Sfiga"! Cioè, niente di esistenziale, niente energie negative che originano da blocchi dei chakra, niente di filosofico e/o mistico. Solo sfiga!
E questa direi che è stata un'estate parecchio sfortunata: non solo ha piovuto che pareva di essere sulle rive dell'Indo, non solo ha fatto un freddo che accendevo la stufa in luglio, ma ci si è messa anche la salute a fare qualche "bizza". 
Insomma, ti senti wonderwoman, farmeggi che è una bellezza e...trac! Arriva la magagnetta! Tranquilli, non vi annoierò con bollettini medici (anche perchè è tutto ok, eh!?!).
Vorrei solo raccontarvi della abnegazione e dell'affetto che le mie asinelle hanno mostrato per la sottoscritta anche in questa occasione.

Dopo aver affrontato la "magagna" con stoico coraggio e giramento di palle, me ne torno alla mia vita di Maso, esortata dai medici a intraprendere la strada della prevenzione. Cioè, io pensavo che bastasse: non fumare, essere vegetariana, mangiare bio, la pasta madre ecc ecc. E invece NO! A tutto questo, che già mi pareva facesse di me una Maria Goretti del salutismo, bisogna aggiungere IL MOVIMENTO! Ma come il movimento? Mica faccio la centralinista! Corro su e giù per il Maso tutto il giorno, mungo (mungevo), pascolo, aro, zappo, taglio, nel tempo libero salgo le montagne...non basta? No, signora bella. Ci vuole LO SPORT. Quello vero, non queste pratiche da frikkettoni. Quello che si pratica ogni giorno, tutti i giorni. Quello che io ho sempre, diciamolo, abbastanza odiato.
Me ne torno dunque al Maso con questa raccomandazione e la metto nel cassettino delle cose "vorrei ma non posso", insieme a imparare a fare la maglia e andare a cavallo.

E qui le mie asinelle decidono di intervenire: ma come?! le dicono di fare sport e lei cazzeggia?!? Con tutto questo ben di Dio di boschi intorno che aspettano solo di essere battuti, passeggiati, rincorsi? Eh no!

E quindi decidono, di comune accordo, ma sospetto fortemente che la mente del gruppo sia Heidi, di scappare dal pascolo sopra casa che avevamo appena allestito! Hai visto mai che quella scansafatiche di Bauerinn ci cerca e fa un po' di movimento come si deve.

Lì per lì, non ci siamo agitati più di tanto: gli asini non sono mica capre, mica hanno l'istinto della fuga, non sono dispettose. Saranno sicuramente in un prato nelle vicinanze. E poi, dice il Bauer, basta chiamarle, se sentono la mia voce, accorrono!! 
Ve la faccio breve: ci abbiamo messo tre giorni a ritrovarle!! 
Dopo aver allertato: guardie forestali, cacciatori, amici, conoscenti, passanti, parenti...
Dopo aver corso come forsennati su e giù per la montagna dandoci i turni...
Dopo aver dipinto scenari da "Il Padrino" (ce le hanno rubate, uccise, fatte a pezzi)...le abbiamo ritrovate che pascolavano placide come mucche in una radurina nascosta, a 200 mt dal pascolo da cui erano scappate. 
E col cavolo che rispondevano al richiamo!

Nel frattempo avevamo trascorso i tre giorni facendo sky running nei dintorni. Sospetto che fosse questo il vero motivo della loro fuga. Non la ricerca di erbetta fresca da sgranocchiare, no! Le mie asinelle non sono così materialiste. Passata l'arrabbiatura, ho capito che la loro fuga è stato un atto di affetto nei miei confronti, un richiamo alle mie responsabilità di madre e allevatrice (a 360°).

E quindi, da allora, ogni mattina vado a correre mezz'ora.
E ho rinnovato la mia fede nei poteri taumaturgici del Mas del Saro e dei suoi numerosi abitanti!!
Mafalda al momento del ritrovamento, sotto la tettoia di un maso vicino. Notare lo sguardo colpevole!

lunedì 8 settembre 2014

I Vinschger Paarlen, ovvero i segalini... e mi sento subito Bauerin!

Come promesso, sehr praktisch post su come fare i segalini della Val Venosta. Che poi chiamarli così è vagamente blasfemo e un po' ridicolo: Vinschger Paarlen, ecco come si chiamano!
Una premessa: sono anni che cerco una ricetta per fare questi panini. Non sono facilissimi da fare (almeno per me), tutte quelle provate davano alternativamente: consistenza tipo chewingum, densità dell'acciaio, peso specifico del piombo. Le galline hanno goduto più volte dei miei esperimenti falliti!
Poi sono incappata, grazie a Pinterest, in questo sito (che consiglio caldamente) e...eccoli! I Vinschger, di nuovo! Riprovo? Riprovo!!

INGREDIENTI
Pasta madre bella e buona (magari del Mas del Saro)
Farina bianca 0 bio
Farina di segale bio
Acqua
Sale
Trigonella (eh sì, ancora lei)
Semi di finocchio
Semi di cumino

LA SERA, prima di fare nanna
Impasto 50 grammi di pasta madre, 50 grammi di acqua e 100 grammi di farina bianca 0 bio. Faccio la mia bella palletta, la metto in un contenitore di vetro , copro e vado a nanna.

AL MATTINO, dopo una bella colazione a base di fiocchi d'avena
Prendo la palletta, che a questo punto sarà lievitata, e la impasto con 200 gr di acqua e farina bianca 0 bio QUANTO BASTA. E qui doverosa precisazione: io ODIO il "quanto basta"! Non so mai che vuol dire. Mi sta subito antipatico il cuoco: maccome??? Sono 10 anni che prepari 'sta ricetta, e pretendi che io, di primo acchito, sia così figa da capire quando e quanto basta? Però stavolta dovete avere pazienza: il "quanto basta" è quando avrete un impasto molliccio, che vi farà impazzire...non cedete alla tentazione di aggiungere farina!




ALL'ORA DI PRANZO, dopo aver bevuto il caffè
Impastate il tutto con 500 grammi di farina di segale bio (se avete il mulino, fatelo lavorare!) e 500 grammi di acqua. Aggiungete i semini, la trigonella e il sale. Impazzite di nuovo ad impastare, sporcate lo sporcabile: fare il pane non è una roba per signorine!
E di nuovo, coprite l'impasto con un canovaccio e andate a fare una passeggiata.

ALL'ORA DI CENA, magari un po' prima così ve li mangiate
Accendete il forno e portatelo a 180° ventilato, nel frattempo, con le mani bagnate (mi raccomando!!!), formate delle pallette (una decina) e accoppiatele a due a due sulla teglia del forno. Spruzzatele con un po' d'acqua e infornate. 
Diciamo che sono pronte dopo una mezz'ora: ma i forni sono tutti diversi, verificate!

Sono le migliori che mi siano mai venute, e per questo ringrazio di nuovo Elisa Nicoli dello staff del sito autoproduco.it.



sabato 30 agosto 2014

I gatti al maso

La piccola GOLLUM cerca casa
Credo sia difficile trovare una blogger che gestisce peggio il blog!!
Sono 2 mesi che non scrivo...e lo faccio ora per un bieco bisogno personale, ovvero...dare via la meravigliosa gattina che vedete nella foto.
Ma c'è di peggio: la mamma della gattina suddetta è di nuovo incinta!! Scostumata!! Non ti puoi distrarre un attimo che già vaga per gli altri masi dei dintorni in cerca di compagnie galanti!
Prometto solennemente che appena ha partorito e allattato, la faccio sterilizzare. Giuro!
Il fatto è che qui abbiamo già 3 gatte, e per i nostri fabbisogni affettivi e "di caccia" sono più che sufficienti.

Il gatto al maso ha una funzione fondamentale: tenere sotto controllo la natalità dei roditori (per dirla con un eufemismo, in realtà si può parlare tranquillamente di omicidi di massa...in estate i topini e i ghiri dei dintorni non hanno scampo).
Lo so, messa così è brutale. Ma dovete capire che casa nostra sarebbe potenzialmente il paradiso del ratto: mangimi di ogni tipo (per di più BIO), pane secco per le galline, compost fresco come piscina scoperta, buchi e fessure, fieno e paglia per comodo giaciglio...insomma, il Bengodi!
E quindi ci vuole un piccolo esercito felino a difesa dei Bastioni. Le ragazze fanno egregiamente il loro dovere e in cambio ricevono crocchette e carezze. Oltre a condurre una vera vita felina che si rispetti.

E quindi, direte voi, perchè non tenerne una quarta? Che differenza farà mai?
Il problema è che le nostre gatte sono moooolto affettuose, moooolto golose e moooolto viziate: una via di mezzo tra selvatico e domestico LETALE!
Fatto il loro selvatico dovere, infatti, assediano domesticamente la casa: appena uno apre una porta, una finestra, uno spiraglio, ZAC!! sgattaiolano (già...) dentro come fulmini, rubano un pezzo di pane dal tavolo e si cacciano nei letti!! 
E' una lotta senza quartiere: io le vorrei fuori, libere e selvagge, al massimo in garage...ma sono troppo furbe. 

In sintesi: fino a 3, riesco a transennarle...se aumentano, ci trasferiamo noi in garage e loro nei letti!

Detto tutto ciò, Gollum cerca casa. Ma non una casa qualsiasi. E' una gattina fantastica e merita affetto, coccole, cure e una vita lunga, sana e bella. 
Ecco, aspetto candidature!

sabato 12 luglio 2014

Buoni propositi e tendenze omicide...

Periodo faticoso, per molte ragioni. 
Una di queste è che le capre hanno, ahimè, scoperto il campo!
Della serie: siamo capre, mica sceme!
Spiego: una delle cose che mi piace di  più è portare le mie capre al pascolo nel bosco. E' il lavoro più bello che c'è: non fai nulla, stai lì e pensi, se vuoi al limite leggi, se sei con qualcuno chiacchieri, ma in fondo quello che fai è rilassarti. E non ti senti in colpa come quando stai spaparanzata sulla sdraio. Perché in effetti STAI FACENDO QUALCOSA. Capisco perché la vita del pastore, anche se durissima, abbia i suoi lati positivi.
Fino ad una settimana fa, tutto bene. Aspettavo con ansia i momenti liberi da dedicare a questa attività. Per andare nel bosco però dobbiamo passare sopra il campo delle verdure...e le ragazze non ci hanno messo molto a capire che le biete sono meglio delle foglie di acacia. Ieri addirittura le ho trascinate su al guinzaglio (sì, avete capito bene), ma appena mollate nel bosco...zac! Via di corsa nel campo.
Ora, ieri era una di quelle giornate di lavoro duro: il venerdì è sempre parecchio stancante. Di tutto avevo bisogno tranne che di passare un'ora e mezza a rincorrere 6 capre su e giù per il mio campo, bestemmiando sudata, stanca, sporca e scoraggiata. Appena recuperate e messe in guardina, ho decretato: basta, le vendo! Ma chi me lo fa fare di tenere sei belve che mi costano più fatica di tutto il resto messo insieme, che mi impediscono di andare in vacanza, che mi spaccano i recinti, che saltano le reti...per due formaggette (buonine, eh!?) che se la temperatura sale troppo le devo buttare?!? Le vendo!!
Poi, alle 9 ero a letto, ci ho dormito sopra. Il dubbio ce l'ho sempre, il mio mantra resta "lavoro e risultato devono essere misurabili almeno con la stessa unità di misura": se mi spacco la schiena il risultato deve essere apprezzabile.
Però, dopo un buon sonno, PINTEREST (il social più bello che c'è) mi è venuto in soccorso con questo bel promemoria steineriano del sabato. Soprattutto la prima parte: devo imparare a gestire i miei pensieri, a separare l'essenziale dal non-essenziale, l'eterno dal transitorio, la verità dalla mera opinione. Ho ereditato da mio padre l'istinto a lanciarmi, sopraffatta dai miei umori, in più sono femmina...la tendenza omicida è dietro l'angolo!! Per fortuna (per le capre) che sono vegetariana, sennò ieri ne facevo luganeghe a mani nude.

Adesso quindi un bel respiro, una bella riflessione rilassata, senza escludere nulla, ma ricacciamo indietro il serial killer caprino che alberga in noi!

Buon week-end!

PS Ehm, se qualcuno vuole una capra, è il momento giusto per gli affari....

giovedì 19 giugno 2014

Post Trigonella/ I "Chicchini" (ovvero muesli) del Mas del Saro are back!

Circa un anno fa, in uno dei miei raptus alimentar-moralizzatori, avevo bandito dalla nostra dispensa i mitici "Chicchini". Al Maso chiamiamo così muesli, corn flakes e qualunque cosa si metta nel latte o nello yogurt. Questo nome è rimasto nel gergo familiare da quando il piccolo Bauer era davvero piccolo e li chiamava così.
La fatwa si era abbattuta su di loro per una serie di ragioni, alcune nobili, altre un po' meno. Vado ad illustrare le ragioni della sentenza:
1-costano un botto!! Non parlo di quelli sotto-sotto-marca (il mangime bio che do alle mie capre è migliore), ma di quelli medio livello. E, tanto per non passare per allezzita (termine strettamente pisano per dire "tirchia"), faccio presente che il piccolo Bauer ne fa fuori un pacco a colazione.
2-sono pieni zeppi di zucchero che serve a dare sapore ad ingredienti scarsi e dunque insipidi.
3-in casa c'è sempre pane fresco, quindi direi che pane e marmellata (anche a vagoni) vanno benissimo.
4-la fatwa segue quella sul latte, e i chicchini nel tè fanno schifo!
Poi però al Maso è arrivata J., con le sue colazioni a base di frutta, yogurt e...chicchini! E i bimbi, che lo yogurt proposto dalla mamma lo schifavano per principio, hanno cominciato a voler fare colazione solo con queste cose. 
E J. mi ha insegnato a fare i chicchini in casa
Naturalmente mi sono subito esaltata e ho iniziato una super produzione. Rischio in agguato per chi ha più di un figlio: che ognuno reclami i chicchini customised (cioè: a ognuno ingredienti diversi)!! Un incubo...

Ecco dunque la ricetta, sono facilissimi, veloci e si conservano a lungo.

Ingredienti
Ingredienti:
-fiocchi di qualunque cosa 3 tazze (io preferisco l'avena, in quanto buona fonte di proteine...ed essendo vegetariani...ma ci sono di orzo, di farro e se siete fortunati possessori di un mulino che schiaccia i cereali, beati voi!);
-miele (tipo millefiori o comunque uno dal sapore delicato) mezza tazza. Potete usare anche lo sciroppo di agave o lo sciroppo di acero, se li avete;
- mezza tazza di cocco grattugiato (se vi piace);
-mezza tazza di noci, mandorle, nocciole, semini vari (semi di zucca, di girasole, di lino...che vi fanno bene);
-uvette e frutta disidratata varia.

Come si fa:
tritare grossolanamente al coltello semi, noci, mandorle ecc.
Mescolare tutti gli ingredienti in una grande ciotola. Il mix sarà appiccicoso.
Stendere il mix su una teglia ricoperta di carta da forno, in uno strato sottile, in modo che si asciughi più facilmente.
Metterlo nel forno preriscaldato a 100° per 15/20 min. Dare una mescolata e infornare di nuovo per 15 min. Deve imbiondire.
Dopo la cottura potrete aggiungere frutta disidratata a piacimento (non va cotta altrimenti diventa secca).
Se poi siete in calo di zuccheri grave e certificato, potete aggiungere pezzetti di cioccolata dell'Uovo di Pasqua (tanto lo so che ce l'avete ancora!). 
Fare raffreddare bene (diventa croccante solo quando è freddo) e conservare in barattoli di vetro.
Uno per membro della famiglia, naturalmente!!
la piccola Bauerin e il suo libretto di ricette!


venerdì 13 giugno 2014

Trigonella: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo...insieme!

Vea-Az. agricola biologica Mas del Saro
Mob: 0039- 342-7264291
Eccoci qui, a svelare l'arcano. Dedico un post a TRIGONELLA
E d'ora in avanti alternerò i post Maso/Trigonella, perché le due cose corrispondono solo in parte.

Vea (io), Paola e Daniela: tre amiche, tre appassionate di quello che fanno, tre mamme. 
Anni di lavoro insieme, di intraprese, di vacanze, di risate, di arrabbiature. E' giunto il momento di dare una forma a questo sodalizio che è nato da sé, senza che quasi ce ne accorgessimo.
E la forma che abbiamo scelto è proprio TRIGONELLA.

TRIGONELLA sarà il contenitore attraverso cui proporremo le nostre attività: a volte insieme, a volte separatamente. Perché ognuna di noi ha una sua specifica professionalità da trasmettere e perché le cose che tutte e tre possiamo insegnare e condividere con voi fanno parte di un' unica visione del mondo, della vita.
Paola-Accompagnatore di Territorio del
Trentino-
Mob: 0039-333-4861088
Il nostro pensiero di fondo è che abbiamo bisogno di rallentare, tutti. Abbiamo bisogno di usare le mani, i piedi, gli occhi, il naso, la bocca per quello che ci sono stati dati. Abbiamo bisogno di riprenderci, grandi e piccini, quello che ci spetta: cibo sano, natura pulita, belle cose fatte da noi. 
Noi un po' l'abbiamo fatto, lo facciamo quotidianamente insieme alle nostre famiglie: a volte ci riesce, a volte falliamo. Ma negli anni ci siamo accorte di quanto paghi e di quanto sia in realtà semplice. Basta un dettaglio, un tocco, un' attenzione nuova.

E quindi, ci presentiamo!

Io (Vea): contadina self-made in progress, autoproduttrice, un po' polemica, entusiasta, chiacchierona, a volte stanca.
Sarà mio tutto ciò che riguarda la terra, l'orto, il cibo autoprodotto, il Maso, il piccolo allevamento ad uso familiare, l'autosussistenza familiare.
Paola: vulcanica! Accompagnatore di territorio del Trentino, dottore forestale, comunicatrice nata, lavoratrice indefessa, creatura del bosco da sempre, appassionata e appassionante, grande esperienza di divulgazione per grandi e piccini.
Sarà suo tutto quello che ha a che fare con il selvaggio, il bosco, gli animali, la montagna, fiori e piante. 
Daniela: dolce, silenziosa, paziente, quasi zen... gestisce un meraviglioso B&B di Qualità  in Valle, ha lavorato per anni come grafica pubblicitaria e ancora lo fa, se il progetto le piace.
Daniela-gestore di b&b/grafica
Sarà suo tutto quello che riguarda l'aspetto artistico, soprattutto la lavorazione della lana, per la quale ha una grande passione. Gli oggetti che crea non sono solo belli in sé, hanno la grande dote di donare calore e atmosfera agli ambienti.

E dunque...

- AI CURIOSI, ALLE FAMIGLIE, AI SINGLE, ALLE COPPIE, AI PASSANTI, AI RITORNANTI, A TUTTI offriamo:

-la cucina del Maso, dove, fra una chiacchiera, una risata e una tisana, riappropriarsi delle antiche pratiche di autoproduzione, fra campo, stalla e focolare;

-passeggiate a ritmo lento, salite e discese mochene, alla scoperta del segreto che la montagna custodisce nei suoi boschi e torrenti;

-il calore della lana e del feltro, il profumo degli aghi di abete e delle spezie, l'Avvento e i suoi ritmi, per ricreare con le proprie mani atmosfere antiche.

AI BAMBINI E ALLE MAESTRE offriamo:

-laboratori, passeggiate, contatto con gli animali, giochi, risate e silenzi, sempre accompagnati da "Mamma Natura". Non avremo paura di sporcarci giocando con l'acqua e la terra, ascoltando il soffio del vento e i sussurri del bosco, di fare le "cose dei grandi" e di annusare il profumo della lana, di fare domande e di andare insieme in cerca delle risposte, di giocare, di ridere, di stupirci per le meraviglie del mondo e di quello che sapremo fare noi;
-atmosfere curate, bellezza, tranquillità, condivisione di ogni momento dell'esperienza.

Eccoci!
A breve, brevissimo, il calendario con i nostri appuntamenti.








martedì 10 giugno 2014

Fieno: niente eroi morti!

Eccomi qua, reduce semi viva da una 5 giorni di fieno 24h.
Si impone un post.
Riassumo le fasi che abbiamo attraversato in questi anni, tanto per dimostrare che non si parla a vanvera (e vi segnalo questo bellissimo festival che si terrà in settembre).

FASE 1: facciamo il fieno, romanticamente, senza uno straccio di macchinario, senza chiedere aiuto a nessuno, senza farci sfuggire un lamento. Insomma, se lo facevano i nonni, perché noi no?

FASE 2: appurato che per tagliare tutto a falce (cosa che il Bauer eroicamente ha fatto 3 anni fa) ci volevano tutti i giorni di ferie maturati al lavoro vero (più qualcuno di malattia per riprendersi) e dopo aver buttato tutto il fieno lasciato marcire sul campo senza sapere dove ficcarlo (non imballato occupa 10 volte lo spazio), abbiamo comprato una bella falciatrice. Adesso sì che si ragiona!

FASE 3: appurato che se non lo imballiamo non sappiamo dove metterlo (e per la verità anche imballato ce lo facciamo "ospitare" dai parenti), impietosiamo un signore con trattore e imballatrice che viene e ci fa le ballette. Questo però dopo giorni di fatica immane, a girarlo perché si secchi bene, a "andonarlo" per l'imballatrice (termine locale per dire: fare dei lunghi salsiccioni di fieno), a bestemmiare, a farsi venire colpi di calore, a lottare contro il tempo perché arrivano il temporale e la grandine giù da Palù, a sfruttare biecamente qualche stolto amico che così, senza sapere a cosa va incontro, chiede "ma vi do una mano?"...

Io a questo punto sarei giunta alla FASE 4  e cioè: l'anno prossimo pago qualcuno che abbia tutti i mezzi adatti (trattore e annessi e connessi) e glie lo faccio fare a lui!!

Perché nella 4 giorni di fieno si esplica davanti a me in maniera chiara e luminosa il principio che mi deve ispirare ogni giorno, ogni minuto di lavoro: giusto equilibrio fra fatica e risultato. 
Mica devo fare il museo etnografico vivente, o no?!? Cioè: io ci tengo ad avere il MIO fieno, che viene da un prato che ho curato io, ma ho capito finalmente che non è che se io ci rimetto la salute poi il fieno è più buono e le capre fanno più latte! Anzi: mi girano talmente dalla fatica che mi prende un odio irrazionale per asini, capre e cavoli, e questo...NON va bene!

E poi, come saggiamente ricorda un amico, una volta d'estate solo il fieno facevano. Pian piano, un pezzetto alla volta. Ci racconta che suo zio solo questo faceva tutta l'estate, poi, quando era troppo caldo, si metteva sotto un larice e riposava. E' morto a 84 anni! 
Che c'avesse ragione lui?!?


sabato 31 maggio 2014

Esperimenti alimentari...nostro malgrado!

Nuovi arrivati (e vecchie conoscenze) nella dispensa del maso
Il maso è un porto di mare. Così ci piace, così lo vogliamo. Accogliamo persone da tutto il mondo (date un'occhiata, questa associazione mondiale è una delle cose più utili, belle, interessanti che siano state sviluppate negli ultimi 20 anni!!) ed ogni volta è una valanga di emozioni, esperienze, conoscenze, lingue, storie, destini che si riversa su di noi (e, temo, noi ci riversiamo su di loro). E io qualche volta vengo travolta: come sempre mi entusiasmo. Gli altri a me piacciono! Quasi sempre! D'istinto! E dagli altri mi piace imparare cose nuove, provarle, vedere se vanno bene anche per me. Ogni volta che qualcuno se ne va dal maso, che ci sia stato tanto o poco, ci ritroviamo cambiati: a volte poco, a volte tanto cambiati. Ma non pensate a cambiamenti particolarmente mistici e profondi, siamo gente pratica e di montagna, ci garba il concreto. Soprattutto ci garba mangiare!! Mangiare bene e mangiare sano. La scelta vegetariana viene da lì: e da quando non mangiamo più carne stiamo meglio e mangiamo meglio.

Tre settimane fa ha attraccato al maso la barchetta di J. (ecco il suo fantastico blog): donna incredibile, trasversale, dalle mille doti (i difetti? Boh?!? talmente nascosti che io non li trovo). Soprattutto GRAN CUOCA!! All'inizio eravamo tutti scettici, o meglio: il Bauer era scettico!! Adesso via, viene un'Olandese a cucinare!! ma che scherzi?!?
Lei non ha imposto nulla, pian piano ha preso possesso dei fornelli (complice una sua intolleranza alimentare) e nel maso si sono magicamente sprigionati odori d'oriente, il Giappone, la Thailandia, l'India, il Mediterraneo. Cardamomo, coriandolo, cannella e pepe...Thaina, yogurt, frutta secca, avocado...peperoncino, aglio...farina di canapa, quinoa, miglio, grano saraceno...la sua storia, i suoi viaggi, la sua cultura portate in tavola (quasi) ogni sera. Con semplicità: non è che passa ore e ore in cucina. In mezz'ora allestisce manicaretti leggeri e profumati. E sento una qualche continuità olfattiva con la terra d'Israele...e mi torna la nostalgia (ma questa è un'altra storia, forse, o forse no)...

E io mi sono accorta che sono tre settimane (TRE!!) che non mangiamo pasta!!
Mai stati grandi pastari, però insomma, quando hai fretta che fai? Un bel piatto di pasta e rizzati (si dice a Pisa)! 
E invece...invece adesso quando ho fretta affetto le zucchine con lo sbuccia patate, le salto in olio e aglio, ci spruzzo il limone; mescolo un po' di thaina con acqua e limone, ci poccio le carote, friggo le melanzane e me le mangio sul pane con pomodorini e cetrioli; cuocio il riso con le lenticchie e il coriandolo e ci metto sopra le cipolle soffritte in olio. E metto semini oleosi e frutta secca in ogni dove.

E fine dell'abbiocco post-prandiale!! Che fosse la pasta?!?

PS Messaggio per la Nonnadicittà: adesso manco la pasta ti facciamo più! Erba e semini!!

domenica 18 maggio 2014

Non si munge alle 11 del mattino, sappiatelo!

Prima di leggere questo post, guardatevi questo video, perchè è di questo video che parlerò.
Ricevo la solita newsletter dall'Associazione Gallo Rosso, che raccoglie tutti gli agritur dell'Alto Adige. Per inciso: la ricevo perché ci vado spesso in vacanza (lo so, rasento la malattia mentale: vivo in un maso e ci vado pure in vacanza...), quindi nessuno può tacciarmi di "antialtoadigismo", tanto più che non perdo occasione per lodare le superiori capacità agricol-turistiche dei nostri vicini! Mi sembra sempre tutto più bello, più pulito, più fatto bene, più tradizionale, più più più...
Però stavolta mi hanno fatta saltare sulla sedia!
Ora, io capisco benissimo l'esigenza di vendere un prodotto, nello specifico una vacanza in un maso di montagna. Capisco che se ne debbano esaltare gli aspetti "bucolici" e non pretendo che in una pubblicità si mostrino stivali merdosi, sudore, grandine estiva e mucche scalcianti...ci mancherebbe! Però in questo video si va oltre, sembra la pubblicità del Mulino Bianco: la chicca è il bambino che accarezza la gallina...ma scherziamo? Non c'è animale meno "coccoloso" della gallina (ci avranno messo mezz'ora a prenderla, e certo non sarà stata felice del trattamento: mica è un gattino!). E il contadino ridente che munge a due mani alle 11 del mattino (ovviamente orario compatibile con il risveglio e la colazione da grande obeso del turista di turno)? Ne vogliamo parlare? E il latte candido e puro che sprizza nel secchio...il latte non è mai candido e puro quando sprizza nel secchio, vi assicuro, e comunque io le mie capre le dovrei drogare per mungere a quel modo!!
Ripeto: LO SO che andare in vacanza in un maso evoca certe visioni e spesso sono anche vere, ma mi sta un po' sullo stomaco che per invogliare le persone a provare un'esperienza nuova e arricchente come passare un po' di tempo in un maso, si debba fare ricorso alle più trite immagini da Disneyworld. Ci mancava il Bambi che ti mangia l'erbetta dalle mani!

E qui scatta l'appello ai lettori-registi del mio blog (che in un delirio di potenza immagino numerosissimi!!): prendete la vostra macchina da presa (si chiama ancora così? O usate l'i-phone come me?) e venite a fare il contro-video. Offro vitto, alloggio e la trama del videino! Facciamo sapere al mondo la verità, basta con le esili contadine che svolazzano fra le piante officinali! Basta con le mucche imbalsamate! E se volete veder mungere, vi dovete alzare alle 5 (vabbè, da me no, perchè sono pigra...)!

PS: si intuisce che esco da una massacrante settimana di strapianti nel campo?


sabato 10 maggio 2014

Enrique, Ragù, il Bauer...maschi al Maso!

Enrique Cagafuego
Lo so, l'argomento si presta a facili ironie e battutacce da osteria (e magari qualcuna mi scappa pure...), ma in realtà qui al Mas del Saro l'argomento è serio e spesso dibattuto: ci servono davvero i maschi al maso??
Quando abbiamo aperto l'azienda e preso i nostri primi animali, dichiarammo all'unisono "solo femmine!". Naturalmente, pur essendo di origine strettamente cittadina, sappiamo anche noi che per fare i capretti serve il becco, per fare gli asinelli serve un asino, per i pulcini un gallo (!!), ma l'idea era quella di portare le nostre amate femminucce da un baldo maschietto (di amici) solo all'occorrenza, oppure di portare le capre in malga e in fondo i pulcini mica ci servono. E poi scusa, perchè devo nutrire e curare un parassita che mi serve, diciamolo, 5 minuti all'anno?? 
Ma perché non volevamo maschi? Perché i maschi di tutte le specie sono più nervosi, puzzano, sono potenzialmente aggressivi e il gallo fa casino alle 5 di mattina! Ecco le ragioni che ci sostenevano nella ferma decisione di avere qui un gineceo senza bulli a rompere gli equilibri. Tanto più che la nostra esperienza con animali maschi non era delle più felici: il nostro unico cane maschio è, lo giuro, un tesoro di cane, ma particolarmente scemo e ineducabile...mica vogliamo replicare, no?!
E invece...invece come sempre il maso ci smuove dalle nostre teoriche e granitiche convinzioni e ci fa fare cose che MAI avremmo pensato! 
Ragù è arrivato dopo due estati passate a trasportare in macchina le nostre capre da una parte all'altra del Trentino, con risultati indescrivibili in termini di puzza perenne e stress da possibile multa, senza mai la certezza che fossero realmente incinte e senza alcun controllo sul destino delle nostre povere caprette!
Ci ho messo un anno a convincere il Bauer che era il momento di prendere un bel becco: sulle ragioni della sua ostinazione non mi pronuncio...eh eh eh! Ma alla fine, come sempre, l'ho spuntata io: lo vuoi il formaggino bòno? E allora beccati il becco! Unica concessione: senza corna (la battutaccia, la battutaccia)!
Ragù il becco
Nota sul nome Ragù: l'ho preso in un agritur che la settimana successiva aveva in menù il "Ragù di capretto"...e quindi, in ricordo di quello che poteva essere (ma non è stato), l'ho chiamato così!!




martedì 22 aprile 2014

Kibbutz, mon amour...

Primo principio agricolo al Lotan!
Direi che è piuttosto superfluo dichiarare dove abbiamo passato gli ultimi 10 giorni: le foto postate sulla pagina facebook penso parlassero da sole. Il Maso in trasferta in terra d'Israele, per ritrovare vecchi amici e incontrarne di nuovi. 
Tra le mille cose di cui si potrebbe parlare a proposito di questo strano, meraviglioso e complicato paese, scelgo quella a me più affine: i kibbutzim!
Ho scassato la pazienza dei nostri amici con milioni di domande al secondo: cos'è il kibbutz? quanti sono? dove sono? com'è la vita quotidiana? che fanno? sono religiosi o no? che coltivano? sono bio? Alla fine, stremati, mi hanno portata a passare un paio di giorni nel deserto...a caccia di kibbutzim!!
Due giorni meravigliosi fra il kibbutz KETURA e il kibbutz LOTAN, nel bellissimo deserto dell'Aravà, la zona del Negev confinante con la Giordania.
Casette dei volontari...fango, sabbia e paglia.
I kibbutzim del deserto sono forse quelli che ancora si ispirano ai principi e ideali che accompagnarono la fondazione dei primi kibbutzim in Israele: egualitarismo, agricoltura come fondamento della convivenza fra le persone, forte condivisione dei (numerosi) momenti collettivi, religiosità aperta e "alternativa", molto rispettosa delle scelte personali. Sarà il clima, sarà l'isolamento, ma il risultato è che sono posti dove abbiamo respirato un'aria diversa, per noi nuova. Siamo stati accolti (come sempre e ovunque, a dire il vero) con grande dolcezza e gentilezza. Siamo stati coinvolti nei riti serali di shabbath shalom, abbiamo esplorato, curiosato, fotografato, chiacchierato...senza per un attimo cogliere sospetto o diffidenza da parte dei residenti. I bambini, nel kibbutz HULDA dove siamo stati ospitati per la maggior parte del tempo, hanno giocato liberi e ben accolti con gli altri bambini del kibbutz, in un clima che a noi ricordava vagamente quello del campeggio (?!).
E il kibbutz LOTAN, mi ha rubato il cuore. Ci ho passato un pomeriggio, ma la sera mi addormento pensando a come organizzare una nuova trasferta...e questa volta vorrei passarci davvero un po' di tempo. E' come se in me si fosse risvegliata una (sopita negli anni) voglia di comunità...ma ormai sono passati i tempi in cui sognavo comuni di frikkettoni dediti al fancazzismo quotidiano (al massimo una pasta scotta a mezzanotte)! Diciamo che avevo "buttato il bambino con l'acqua sporca": non ho più voglia di collettivismo giovanilista ergo non ho più voglia di collettivismo tout cour. Ma ho scoperto che non è ancora così per me (per il Bauer, ehm, non saprei...). 
E quindi vorrei davvero passare un po' di tempo là con la mia famiglia: sarebbe bello provare cosa significa davvero vivere, lavorare e imparare in comunità. Penso che per i bambini soprattutto sarebbe un'esperienza unica, di grande valore formativo. E anche per noi. Chissà se ci riusciremo...
Poi però si torna al maso, eh!?! Il collettivismo mi garba, ma nel Negev!!
Il deserto...

martedì 1 aprile 2014

E poi vennero i "nativi montanari" del terzo millennio...

Si parla di figlioli: argomento spinosissimo e scivoloso! Mi devo reggere, resistere alla tentazione di enumerarvi le prodezze dei tre fenomeni. Cioè, io sono convinta, lo ammetto, di avere tre fenomeni di figlioli, le cui capacità sono ineguagliabili e lo resteranno nei secoli dei secoli. 
Fatta questa doverosa premessa, che mi qualifica nel gruppo "madri inferocite", ma almeno sincere, passo all'argomento che voglio trattare oggi: gli effetti del maso sulla prole innocente.
Come già detto in altri post, il tipo di vita che conduciamo NON è frutto di un preciso e ordinato progetto alla base della vita di noi adulti, figuriamoci se c'era anche solo l'idea di creare "La casa nella prateria" per i pupi.
Anche in questo, il maso ci ha messo lo zampino, in maniera lenta ma inesorabile (a questo punto penso sia davvero una specie di Overlook Hotel con una sua personalità, ci manca di vedere le gemelline nel corridoio!!) .
Nascere in mezzo ai monti, prima di tutto, lascia un imprinting di cui non ti accorgi subito, ma che si dispiega pian piano e a un certo punto, tu, pisana cresciuta allo stabilimento balneare Bagno Lido, ti chiedi se sono davvero figli tuoi o se qualcuno ha sostituito il surfista tatuato che ti aspettavi, con un orso bruno che parla strano.
Intanto, loro hanno cominciato a camminare in salita: per davvero! I primi passi li hanno mossi su un prato pendenza 30°, quindi l'andatura naturale per loro è una leggera inclinazione in avanti, pronti, anche in pianura, ad affrontare l'eventuale (per loro ovvia e certa) salita che sta per arrivare. Il passo è deciso, pesante, piantato in terra. 
La salita: condizione naturale del "nativo montanaro"
E le paure, altre dalle mie di quando ero bambina. Esempio illuminante: una volta, eravamo dalla Nonna di città in città (appunto) e i tre non riuscivano a dormire. Motivo? Erano spaventati dai rumori del condominio: "nonna ma qui c'è un sacco di gente, chissà quanti malintenzionati!". Figurarsi la Nonna, che tutte le volte al maso guarda fuori, nel buio, e si dice certa che ci sia un bruto appostato nel bosco, o una bestia feroce, o un elfo o chissacchè. Questa dimostrazione della teoria della relatività la colpisce a fondo!
O la paura delle macchine, che va benissimo, ci mancherebbe, ma mi pare a questo punto un tantino sopra le righe...
A volte sembrano Amish nell'anno sabbatico.

E il rapporto con gli animali, la terra, il lavoro. Quello che per me è una continua scoperta e che mi cambia quotidianamente un po' (ma so che sono troppo "vecchia", ho avuto un altro imprinting, un'altra infanzia, altri luoghi mi hanno formata e so che il senso di stupore che mi aleggia spesso dentro non passerà mai), per loro è ovvio, quotidiano, spesso banale e noioso. Mi spiego: spesso mi viene detto"chissà che contenti i tuoi figli di avere tutti questi animali" e a me dispiace deludere, ma devo rispondere che IO sono contenta di avere tutti questi animali, loro sono...tranquilli (rassegnati?!?). Gli animali per loro sono parte della vita quotidiana, e la vita quotidiana spesso è noiosa. Gli animali sono lavoro della mamma, e lavoro della mamma=meno tempo per loro, quindi...e da un paio di anni, sono lavoro anche per loro. Ognuno ha un compito, in estate, che cambia e evolve man mano che crescono. L'anno scorso i due grandi dovevano, alla sera, portare in stalla le capre. Le prime due volte, felicissimi. Poi, un'agonia: urla (mie) e pianti (loro). Altro che contenti!!E sorvolo sul piccolo Bauer che alla prima occasione me le ha pure perse nei boschi...
Ad ognuno il suo lavoro
La piccola poi, secondo me fra 10 anni scappa con un chitarrista punk verso la metropoli tentacolare e al maso non ci mette più piede neanche morta.

Insomma, banalmente, quelle che per noi sono scelte (nostre o del maso, è uguale), per loro sono il normale scorrere dell'infanzia che NOI abbiamo scelto per loro.
E io, stupidamente, ogni tanto, se si lamentano, ricordo loro quanto sono fortunati a vivere qui, ad avere animali, a vivere a contatto con la terra, la montagna, la libertà...insomma, vorrei che guardando "Heidi" non contestassero ogni minuto la sceneggiatura (tipo che la capretta Neve "figurati mamma se la tenevano, le caprette che non crescono mica si tengono!!"), ma che pensassero "ammazza oh, che culo che c'abbiamo!".

Ma questo è impossibile da capire da piccoli, soprattutto se ti è chiaro che... non avrai MAI la Playstation!!




sabato 22 marzo 2014

I cumuli sinergici e le Weltanschauungen...

Sono giorni di grandi manovre nel campetto del Maso.
Cumulo in lavorazione
Le temperature sono da primavera inoltrata e la febbre agricola sale all'improvviso: mi sveglio alle 5.30 in preda all'entusiasmo di fare, fare, fare... alle 6.40 ho già visionato decine di tomi, siti, blog, forum che parlano di tutto lo scibile agricolo e non vedo l'ora di lanciare i pargoli sul pulmino per poter cominciare a mettere in pratica tutto. E' uno dei momenti più belli dell'anno, quando stai per cominciare, devi impostare il lavoro della stagione e senti una potenza creativa che spinge da dentro (oddio, qualcuno potrebbe anche definirlo "delirio"...). Le scelte sono in parte ancora aperte e da queste dipende molto del resto della stagione. Insomma, un gran bel momento.
Ma...c'è un "ma"!
Sì perché non è che io qui ci lavori sola soletta (ci mancherebbe)...siamo in due! E il "due" si fa anche un discreto mazzetto, quindi pretende (giustamente...mah?!?) di avere voce in capitolo, di dir la sua. E a me tocca di far la democratica e prendere in debita considerazione quello che dice (anche perché, lo ammetto, qualche volta ci acchiappa).
Però un problemino c'è: io e il Bauer (è lui il famoso "due"...) abbiamo due Weltanschauungen, due visioni dl mondo intendo (perdonate, ma che ho studiato a fa' se non sfoggio ogni tanto??), non proprio identiche.
E quale occasione migliore per farle entrare in conflitto se non in apertura di stagione, quando mettiamo mano ai cumuli??
La pratica dei cumuli deriva dalla permacultura , noi li abbiamo fatti 2 anni fa e siamo entusiasti dei risultati!!
Come si fanno: la prima volta si smuove bene il terreno, soprattutto se, come nel nostro caso, è molto compatto, poi si creano dei cumuli di terra di circa 1,20 mt di larghezza e alti una quarantina di cm (poi si abbasseranno), sotto i quali si sarà steso un reticolo di rametti e sassi (per il drenaggio) e sopra noi abbiamo messo la famosa grassa degli animali. Sopra ogni cumulo si pianteranno ortaggi, fiori e officinali in modo da creare le giuste consociazioni. I cumuli non vanno calpestati e si pacciamano sia a "verde" (piante ad hoc) sia con materiale organico di scarto. L'importante è che la terra non sia mai nuda.
I vantaggi sono infiniti!! Prima di tutto possiamo vendere motocoltivatore e zappa: non li lavoreremo più, perché resteranno morbidi e areati grazie all'azione delle radici delle piante e della pacciamatura. Le rotazioni saranno meno importanti perché su ciascun cumulo avremo piantato ortaggi che "danno" e ortaggi che "tolgono" al terreno, mantenendolo equilibrato. Inoltre l'estrema consociazione rende meno appetibile agli insetti indesiderati il nostro orto. E, importantissimo, otteniamo un humus molto vitale, pieno di biodiversità, non continuamente stressato da lavorazioni in profondità che ne alterano l'equilibrio.
In primavera però i cumuli noi li prepariamo un po', per accogliere degnamente le piantine. Quindi leviamo la pacciamatura residua dell'anno prima, eliminiamo le erbe infestanti a mano, passiamo delicatamente con il mio Sauzahn ("dente di scrofa"), sbricioliamo un po' di compost (a mano!!) sul cumulo e poi ripacciamiamo.
Detta così, suona fluido, easy! Ma ci sono molto modi di eseguire qualsiasi lavoro...
Il Bauer, da bravo trentino lavoratore indefesso "senonm'ammazzodifaticanonholavorato", ripulisce il cumulo da ogni filo d'erba visibile a occhio nudo e non, usa il Sauzhan come se stesse guidando un trattore Big Bud 747, riduce il letame in polvere fine con le mani prima di spargerlo sul cumulo e infine ricopre alla perfezione che non si veda un granello di terra.
Il fantastico cumulo del Bauer
La sottoscritta, da brava pisana multitasking (leggi: "nonpossopassareseioresuuncumulo" perché c'ho da metter su la cena a un certo punto!), tira su il più grosso (il trifoglio lo lascio, mannaggia, perché è un ottimo pacciamante verde!), dà una passata delicata su e giù con l'attrezzo, spande il letame con il rastrello (in maniera non proprio geometrica), ricopre più o meno (tanto fra un po' si strapianta e poi non fa bene al terreno essere soffocato dal pacciame) e passa ad altro cumulo.
Dopo un'oretta di battutine, sguardi in cagnesco, critiche sottili al lavoro dell'altro, di solito io sbotto e dico "Ti movi con 'sto cumulo?!?", e allora il Bauer "Ma se dove sei passata tu è uguale a prima!" e via così...
La verità è che io penso che lui non si sia sufficientemente permaculturizzato e che in fondo resti, senza speranza, il classico occidentale lavoro-lavoro-fatica-fatica.
E lui pensa che nella permacultura e in Fukuoka io abbia trovato le basi teoriche per la mia innata cialtronaggine (io insisto a chiamarla multifunzionalità, ma insomma...)!
Si rischia la crisi coniugale, ma...a fine giornata ci coalizziamo contro un nemico comune: il grillotalpa!! Ci accorgiamo infatti che alcuni cumuli sono un po' troppo "popolati" da questi animali, e quindi scatta l'operazione "riequilibrio" (sempre a manina, eh!?!) che vede la pisana cialtrona e il Bauer calvinista uniti nella lotta!!
E al rientro da scuola, anche le creature sono state ingaggiate, alla bieca promessa di "10 cent a grillo"!!

Grillotalpa
PS Non ce l'ho con i grillitalpa, sappiate che averne un po' nell'orto va bene, anzi benissimo perché areano il terreno e mangiano larve di altri insetti, il problema è se ne avete troppi ( e noi ne abbiamo decisamente troppi), perché allora vi mangiano le radici delle piantine appena strapiantate...e questo non va bene!


sabato 15 marzo 2014

Mangiare meno, mangiare meglio (e possibilmente...tutti)!

Questa settimana ho iniziato a fare il formaggio seriamente.
Le prime tre formaggelle della stagione 2014!
"Seriamente" significa che il ritmo di produzione è di una caciottina da 1/2 kg ogni due/tre giorni, quindi, diciamolo, è un "seriamente" relativo se confrontato con i ritmi di chi il formaggio lo fa per venderlo al mercato e pagarci il mutuo della stalla. Meglio ribadire sempre questo concetto, a volte quelli come me (chi produce cibo per se e/o per alcuni altri), hanno la tendenza, ultimamente, a prendersi moooolto sul serio...un po' troppo a volte! Vabbè l'autoproduzione, vabbè l'agri-power, però insomma, mica siamo tutti Pepe Mujica...
Beh, oggi anch'io voglio prendermi un po' sul serio, perché l'altro giorno, mentre ero inchiodata in cucina dai ritmi della lavorazione del latte per fare il formaggio, e dopo, guardando il prodotto di cotanta giornata di lavoro, e ancora, pensando a dove incastrare queste ore di lavoro nell'economia di giornate piene da scoppiare, di nuovo è tornata a frullarmi in testa la riflessione che già, a schiena china nel campo, mi aveva colpita tempo fa: "ma come fa la roba da mangiare a costare così poco?!?".
Latte...
Riassumo in breve come, a grandissime linee, faccio il formaggio: 
-latte nel pentolone, lo scaldo una prima volta e aggiungo lo yogurt
-scaldo una seconda volta e aggiungo il caglio
-taglio la cagliata
-levo il siero
-metto in forma
-giro il formaggio ogni ora fino a sera (quindi, deduzione logica, non vado a fare shopping!!)
-salo e metto a stagionare (girando le forme tutti i giorni)
E questo è solo il processo a latte pronto: aggiungiamo che le capre vanno curate, nutrite, abbeverate, munte e che per farlo si deve fare il fieno, portarle eventualmente al pascolo, accudirle anche quando per 6 mesi sono asciutte (cioè senza latte)...e vogliamo parlare degli imprevisti?? Lasciamo perdere, va', che vi stendo sulla tastiera!
La cagliata
Detto tutto questo...penso di avere capito una cosa importante che è successa con la produzione industriale del cibo: la maggior parte dei consumatori non sa come si produce il cibo che compra o ne ha solo un'idea vaga, vede solo il prodotto al supermercato (ci credereste che un ospite di un agritur di mia conoscenza ha chiesto se tenevano i maiali per fare il latte?!?) e il cartellino del prezzo. Ma spesso, spessissimo, quel prezzo è BASSO! Anche al netto dell'economia di scala che ovviamente una grande azienda può realizzare rispetto ad una piccolissima realtà.

E allora i casi sono tre, non si scappa:
  1. il risparmio è stato fatto su ingredienti e processi (leggi: ingredienti di infima, infima, infima qualità associati a processi semplificati)
  2. il risparmio è stato realizzato sottopagando la manodopera e/o non corrispondendo il giusto e dignitoso prezzo all'agricoltore
  3. punto 1+ punto 2 messi insieme
La terza che ho detto!!
Mai più senza!

L'antidoto è a portata di mano, però, tranquilli! Mica dobbiamo tutti trasformarci in coltivatori diretti! Basta solo informarsi un pochino (I LOVE WEB) su come si producono le cose da mangiare (il blog di Dario Bressanini, con cui non sono quasi mai d'accordo, ma che fornisce ottimi spunti di riflessione se non si è ideologici a palla, il solito Pasto Nudo, più leggero ma sempre interessante e per chi ha un po' più di tempo questo splendido documentario), informarsi un pochino sugli effetti di un'alimentazione squilibrata (leggi: magnamo tutti troppo!) e riconsiderare quello che siamo disposti a spendere e il tempo che siamo disposti a "perdere" per il nostro cibo.
Ecco, non è difficile, e aggiungo una cosa importante, importantissima (ma in questo post non vi spiegherò perché, andiamo sulla fiducia): se mangiassimo tutti meglio e meno, mangeremmo TUTTI (intendo: non solo noi panzoni occidentali)!!

P.S. Nota per i miei affezionati clienti del mercato: il presente post NON è la base ideologica per lo sconsiderato aumento dei miei prezzi al prossimo mercato!! ;-)






domenica 9 marzo 2014

Primavera e ansia da prestazione

Primavera
Come avrete notato dai post sulla pagina facebook del Mas del Saro, sta cominciando la primavera anche quassù! Capretti, fiorellini, passeggiate con le asine, oggi addirittura sono spuntati i piselli piantati l'autunno scorso.
Tutto bello, tutto caldo, tutto sole!
Ma a me, che vi devo dire, in marzo mi piglia l'ansia da prestazione. 
In inverno mi rilasso, la natura è ferma, si gestisce il minimo indispensabile, si progetta la stagione a venire. Sulla carta e nella testa tutto è facile, tutto è bello: siamo i portatori di una nuova era di comprensione e amore fra produttore e consumatore, i miei prodotti saranno fantastici e i clienti felici di pagarmi per averli. Le mie capre daranno litri e litri di latte, e i miei formaggi saranno un ulteriore tassello nella direzione dell'autosufficienza alimentare. Le galline spareranno uova come missili. Il mio pane lieviterà che nemmeno il Panbauletto...eh sì, in inverno (ogni inverno, non imparo mai nulla) tutto assume contorni pastello-waldorfiani. Tanto che metto in cantiere (ma l'ho detto al Bauer? Non ricordo...) di affittare qualche campetto per coltivare i cereali per il nostro pane...
Ma ora è marzo, maremma!! I parti delle capre, la grassa da spostare, il letto caldo per le semine, gli animali da far uscire, il campo da preparare e io c'ho l'ansia da prestazione!
Sogno la notte che i miei ortaggi fanno schifo, ho paura di metterne giù troppi che poi non si sa che farne, no troppo pochi, macchè, son troppi...cresceranno? e al mercato avrò abbastanza prodotto per soddisfare tutti? E abbastanza latte per fare il formaggio? ma l'anno scorso quando ho messo giù i piselli? Era presto? Mi ameranno abbastanza al mercato???
La cosa assurda è che sono la prima a sostenere (e ci credo profondamente) che il bello del mercato contadino è proprio che è un'occasione per produttori e consumatori per confrontarsi sulla vera agricoltura: il posto dove ci si può sentir dire "non ne ho, è finito" oppure "quest'anno i pomodori sono in ritardo". Insomma non è il supermercato. E' anche per questo che esistono, è anche per questo che la gente ci viene ed è anche per questo che tanti agricoltori hanno scommesso sui mercati contadini.
Eppure a me, istintivamente, mi viene un senso di colpa pazzesco se non ho tutto subito e sempre. Ovvio che non ce l'ho: dimensioni, quota e latitudine ostano! E lo so che tutti lo sanno.
Ma io credo che ci vorranno anni di allenamento zen per spogliarmi e disintossicarmi dalla cultura del supermercato. Io per prima sono cresciuta in un'era di fantastica disponibilità di tutto e sempre. Non basta dire "è sbagliato, io voglio altro": bisogna allenarsi, anno dopo anno, stagione dopo stagione, come produttore e come consumatore. Riconquistare la normalità delle stagioni, delle possibilità della terra e delle bestie. Riappropriarsi della fatica come metro di valutazione del valore delle cose. Meno scelta nel consumo.  E soprattutto sentire tutto questo come normale! Io sono normale, non avere i pomodori a giugno in Valle dei Mocheni è normale, le capre che fanno poco più di un litro al giorno è normale, le uova con un po' di cacca sopra è normale!
E anche il percorso verso l'autosufficienza alimentare, l'autoproduzione, sono esperienze di grande soddisfazione, ma anche di comprensione che possiamo fare a meno di molto di quello che riteniamo indispensabile.
Io sono appena all'inizio. Mi impegno. Mi viene il panico da prestazione. Vado avanti. Chissà dove arrivo. Chissà se riuscirò a far tacere il supermercato che è in me... Si parte, buona stagione a voi e a me!!
Crescere il proprio cibo è come stampare il proprio denaro


venerdì 28 febbraio 2014

La Nonna di Città e la zuppa di cavolo nero che ancora avete nell'orto

Io discendo da vera stirpe cittadina, orgogliosamente cittadina! La mia famiglia ha sempre abitato in città, possibilmente in quartieri da cui si raggiungesse in bici un qualsiasi luogo fondamentale per la sopravvivenza (supermercato, scuola, palestra). Gli unici esseri viventi che mia madre tollerasse in casa (oltre a noi...), erano le piante (rigogliose, va detto a onor del vero) sul terrazzo. Stop. Una volta mio fratello impose un paio di tartarughe, dimenticandosene dopo 20 minuti (comprensibile, vista la carica emotiva che suscitano due tartarughine in una boccia di plastica). Mia madre, per mesi, le ha accudite imprecando, fino a che, pietosamente, sono passate a miglior vita. Questa è stata l'unica esperienza "animale" della mia infanzia. Direi che posso risparmiare i soldi dell'analista: secondo voi perché sono finita qui circondata dall'arca di Noè? Per la legge traslativa, dunque, i miei figli alla prima occasione di autonomia, pianteranno una tenda nel parcheggio del centro commerciale, si ingozzeranno di hamburger e patatine e si daranno alla caccia grossa in Kenya?!? Mah, vedremo...
Il rapporto dunque della Nonna di Città con il maso è sempre stato un po' conflittuale (per usare un eufemismo): la prima volta che la portammo a vedere il nostro acquisto la reazione fu...un pianto disperato! Non scherzo. Si mise a piangere. Pensando ai suoi futuri nipoti dispersi nei boschi con un bruto alle calcagna (si sa che i boschi in montagna sono zeppi di bruti), alle slavine che si sarebbero abbattute su di noi (di sicuro quando lei ci sarebbe venuta a trovare), frane, smottamenti, catastrofi geopolitiche!!E poi...il supermercato, l'ospedale, la stazione, le palestre, altri esseri umani! Lontani, irraggiungibili, se ti serve lo zucchero...va detto che il maso, al tempo, aveva un che di inquietante: circondato dal bosco incombente, l'atmosfera era decisamente dark!
Il maso selvaggio
Negli anni, per amore dei nipoti, la Nonna di Città si è adattata un po'. Ogni volta che viene, l'impatto iniziale è traumatico, anche perché, in effetti, facciamo in modo che non si abitui troppo: c'è sempre qualche novità ad attenderla. E non apro nemmeno il capitolo "regime alimentare"...la Nonna di Città è nata nel dopo-guerra, è cresciuta negli anni '50 e '60...secondo voi cosa pensa del fatto che non mangiamo carne (le proteine, le proteine!), che non beviamo latte al mattino (il calcio, il calcio!), del farsi il pane (o qualsiasi altra cosa) in casa, del mungere, del coltivare le verdure (la roba da mangiare sta nel frigo, non nel bosco!)?!? Per non parlare dei pannolini lavabili (ma come??adesso si devono lavare i ciripà come negli anni '30?), del fatto che non abbiamo la televisione (ma in questa casa un tg mai?!?)...insomma, pare che lo facciamo apposta!
In tutto questo, la figura del Bauer è quella che la inquieta di più. Ricordatevi che la Nonna di Città è toscana, e dunque chiacchiera, parecchio e volentieri. Il Bauer toscano non è: pura razza muto-trentina. Questo turba oltremodo la Nonna di Città, che ancora, dopo 14 anni, non riesce a interpretare sguardi, silenzi e ringhi.
Però sono convinta che sotto sotto si diverta. E' un po' come una vacanza "trasgressiva", un'esperienza tra i selvaggi delle Isole Vergini, il fascino del primitivo! Tanto poi si scende a valle, si prende un treno e si torna in città. E poi, secondo me, è ammirata (e stupita) dal fatto che siamo ancora tutti vivi e non palesemente denutriti (anche se...il calcio, le proteine!!).
Ma la Nonna di Città, ribadisco, è toscana. E da brava toscana (trentini di tutto il mondo, non me ne vogliate) è un'ottima cuoca (sì, anche se fa la spesa al supermercato...).
E quindi, per tutti voi che avete ancora un po' di cavolo nero toscano nell'orto, ecco la ricetta della Zuppa di fagioli e cavolo nero della Nonna di Città.
Cavolo nero biodinamico

Ingredienti:
-pane raffermo 400 gr
-fagioli cannellini secchi 300 gr
-olio evo 150 gr
-acqua 2 lt
-3 cucchiai di polpa di pomodoro
-cavolo nero un mazzo
-2 carote
-2 teste d'aglio
-1 cipolla
-2 costole sedano
-prezzemolo
-1 patata
-timo o pepolino (qualità di Timo, tranquilli)
-zenzero
Procediamo:
mettere a bagno i fagioli per 12 ore e poi lessarli. Fare un battuto di cipolla, 2 teste d'aglio, 2 costole di sedano, prezzemolo. Soffriggerlo con olio evo, aggiungere il cavolo nero tagliato a strisce, la patata, le carote. Salare e pepare e aggiungere 3 cucchiai di polpa di pomodoro e tirare a cottura con il brodo dei fagioli pian piano. A fine cottura mettere un po' di fagioli interi nelle verdure e passare gli altri e aggiungere anche questo passato di fagioli. Far bollire per gli ultimi 10 minuti, aggiungendo una spruzzata di zenzero grattugiato. Tenete presente che la zuppa dovrà essere piuttosto liquida per imbibire bene il pane. Versare il tutto in una zuppiera dove avete sistemato il pane. Servire (la tradizione vorrebbe semi-fredda) con una bella innaffiata di olio evo toscano!

sabato 22 febbraio 2014

Tranquilli, ci penso io...tanto sono a casa!

Il primo latte 2014
 Al Maso usciamo da una settimana di fuoco, che, ormai l'ho capito, segna l'inizio dell'anno produttivo (??). Si esce dal fancazzismo relativo invernale (insomma, quel periodo dove la vita agricola tutto sommato sembra una strada in discesa e quindi, per esempio, si comincia imprudentemente a scrivere un blog) e comincia lo slalom stalla-mungi-latte-fieno-formaggio-dinuovostalla-dinuovomungi- ecc.  Le capre hanno cominciato a partorire, e per me, eterna neofita (perché ci metto una vita a imparare, perché mi lancio sempre in cose nuove, perché sono superficiale), è sempre un misto di esaltazione, delusione, senso di onnipotenza, senso di inadeguatezza...da neurodeliri, più o meno.
Ma non è dei parti che volevo parlare, anche se meriterebbero un post alla fine del quale chiunque di voi abbia mai pensato di prendere una capra, si darebbe sicuramente al golf.
Ma il mio è un lavoro o no???  Ecco il perché del titolo: quella frase maledetta mi esce dalla bocca sempre, in automatico, riflesso condizionato da vago senso di colpa, in troppe occasioni (scuola, associazioni, amici, famiglia). Non mi trattengo, se c'è un'incombenza qualunque da svolgere in un gruppo, io mi sento automaticamente tutti gli occhi addosso e un fumetto al neon si accende sulle teste dei presenti "certo che potresti farlo tu, visto che SEI A CASA!!". Lo so che è un parto della mia fantasia malata, del mio femminile senso di colpa universale, è ovvio che nessuno pensa che io passi le giornate saltellando bucolica fra un dolce capretto e un cavoletto di Bruxelles con una coroncina di fiori in testa (vero che nessuno lo pensa?!?), però la mia sensazione è sempre quella che il mio, insomma, non sia un vero lavoro.
Prima di tutto, non produce praticamente alcun reddito monetario aggiuntivo: il Bauer, per fortuna, ha un lavoro vero (e ci risiamo, altra frase ricorrente), per il quale gli danno soldi veri che pagano il mutuo vero e varie altre vere verità! L'attività del Maso allo stato attuale è una partita di giro (per bene che vada): con quello che vendiamo ci ripaghiamo quello che spendiamo.
Secondo, e ancor più importante elemento, è un lavoro che per la maggior parte del tempo si svolge a casa!! E qui chiedo il conforto di tutti quelli che lavorano da casa!
Insomma, di sicuro non è che chi lavora a casa faccia di più di chi lavora fuori in termini assoluti, il problema è la non soluzione di continuità fra tutti i settori, ovvero: sveglia quota parte figli-colazione-prepara latte Capramarta-metti quota parte sul pulmino-sveglia altra quota parte figli-mettila sul pulmino-stalla-abbozzo di pulizie in casa-pranzo Bauer (torna a pranzo, sì!)- allatta capra-stalla-metti via il pranzo- merenda figlioli-stalla-taxi driver ginnastiche varie- stalla-cena-nanna-stalla!! E questa sequenza non tiene conto delle attività nel campo, al pascolo, nel bosco, con i turisti, attività che cominciano più avanti, verso maggio...
Il tutto condito da numerose e varie telefonate (che non ricevevo quando lavoravo in ufficio, nessuno ti telefona per due chiacchiere quando sei in ufficio), a volte la spesa nel mezzo, incombenze burocratiche (le svolgo io, tanto sono a casa)...
Lo so, suona lamentoso, ma non lo è. E' solo che questo fatto che non ci sia una netta distinzione fra momenti di lavoro e momenti casa fa sì che io dica la frase "non posso, sto lavorando" esattamente come Fonzie (do you remember?) diceva "ho sbagliato" (se non ve lo ricordate, guardate qui). Fa sì che quando ho fatto la carta di identità, alla domanda "professione?", io abbia dichiarato, dopo un lungo momento di imbarazzo, "casalinga". Mica c'è nulla di male, chiariamo. Ma io non faccio la casalinga. Io facevo la casalinga, nel lungo interregno fra il lavoro nell'ente pubblico e l'azienda agricola, ma ora no.
E quindi: il lavoro cos'è? E' ciò che ti dà reddito? E' ciò che ti occupa la giornata a cadenze regolari, sempre? E' l'impegno che prendi verso la società? Non lo so cos'è, ma so che non sono una ricca signora viziata con il ruzzino della campagna e so che devo imparare a dire che il mio lavoro è fare la contadina, a dirlo a me stessa con orgoglio e senza paura di suonare stonata, esagerata, esaltata.
Zappo, dunque sono!!


E dunque orgogliosamente vi presento le prime cagliate dell'anno!!