sabato 22 marzo 2014

I cumuli sinergici e le Weltanschauungen...

Sono giorni di grandi manovre nel campetto del Maso.
Cumulo in lavorazione
Le temperature sono da primavera inoltrata e la febbre agricola sale all'improvviso: mi sveglio alle 5.30 in preda all'entusiasmo di fare, fare, fare... alle 6.40 ho già visionato decine di tomi, siti, blog, forum che parlano di tutto lo scibile agricolo e non vedo l'ora di lanciare i pargoli sul pulmino per poter cominciare a mettere in pratica tutto. E' uno dei momenti più belli dell'anno, quando stai per cominciare, devi impostare il lavoro della stagione e senti una potenza creativa che spinge da dentro (oddio, qualcuno potrebbe anche definirlo "delirio"...). Le scelte sono in parte ancora aperte e da queste dipende molto del resto della stagione. Insomma, un gran bel momento.
Ma...c'è un "ma"!
Sì perché non è che io qui ci lavori sola soletta (ci mancherebbe)...siamo in due! E il "due" si fa anche un discreto mazzetto, quindi pretende (giustamente...mah?!?) di avere voce in capitolo, di dir la sua. E a me tocca di far la democratica e prendere in debita considerazione quello che dice (anche perché, lo ammetto, qualche volta ci acchiappa).
Però un problemino c'è: io e il Bauer (è lui il famoso "due"...) abbiamo due Weltanschauungen, due visioni dl mondo intendo (perdonate, ma che ho studiato a fa' se non sfoggio ogni tanto??), non proprio identiche.
E quale occasione migliore per farle entrare in conflitto se non in apertura di stagione, quando mettiamo mano ai cumuli??
La pratica dei cumuli deriva dalla permacultura , noi li abbiamo fatti 2 anni fa e siamo entusiasti dei risultati!!
Come si fanno: la prima volta si smuove bene il terreno, soprattutto se, come nel nostro caso, è molto compatto, poi si creano dei cumuli di terra di circa 1,20 mt di larghezza e alti una quarantina di cm (poi si abbasseranno), sotto i quali si sarà steso un reticolo di rametti e sassi (per il drenaggio) e sopra noi abbiamo messo la famosa grassa degli animali. Sopra ogni cumulo si pianteranno ortaggi, fiori e officinali in modo da creare le giuste consociazioni. I cumuli non vanno calpestati e si pacciamano sia a "verde" (piante ad hoc) sia con materiale organico di scarto. L'importante è che la terra non sia mai nuda.
I vantaggi sono infiniti!! Prima di tutto possiamo vendere motocoltivatore e zappa: non li lavoreremo più, perché resteranno morbidi e areati grazie all'azione delle radici delle piante e della pacciamatura. Le rotazioni saranno meno importanti perché su ciascun cumulo avremo piantato ortaggi che "danno" e ortaggi che "tolgono" al terreno, mantenendolo equilibrato. Inoltre l'estrema consociazione rende meno appetibile agli insetti indesiderati il nostro orto. E, importantissimo, otteniamo un humus molto vitale, pieno di biodiversità, non continuamente stressato da lavorazioni in profondità che ne alterano l'equilibrio.
In primavera però i cumuli noi li prepariamo un po', per accogliere degnamente le piantine. Quindi leviamo la pacciamatura residua dell'anno prima, eliminiamo le erbe infestanti a mano, passiamo delicatamente con il mio Sauzahn ("dente di scrofa"), sbricioliamo un po' di compost (a mano!!) sul cumulo e poi ripacciamiamo.
Detta così, suona fluido, easy! Ma ci sono molto modi di eseguire qualsiasi lavoro...
Il Bauer, da bravo trentino lavoratore indefesso "senonm'ammazzodifaticanonholavorato", ripulisce il cumulo da ogni filo d'erba visibile a occhio nudo e non, usa il Sauzhan come se stesse guidando un trattore Big Bud 747, riduce il letame in polvere fine con le mani prima di spargerlo sul cumulo e infine ricopre alla perfezione che non si veda un granello di terra.
Il fantastico cumulo del Bauer
La sottoscritta, da brava pisana multitasking (leggi: "nonpossopassareseioresuuncumulo" perché c'ho da metter su la cena a un certo punto!), tira su il più grosso (il trifoglio lo lascio, mannaggia, perché è un ottimo pacciamante verde!), dà una passata delicata su e giù con l'attrezzo, spande il letame con il rastrello (in maniera non proprio geometrica), ricopre più o meno (tanto fra un po' si strapianta e poi non fa bene al terreno essere soffocato dal pacciame) e passa ad altro cumulo.
Dopo un'oretta di battutine, sguardi in cagnesco, critiche sottili al lavoro dell'altro, di solito io sbotto e dico "Ti movi con 'sto cumulo?!?", e allora il Bauer "Ma se dove sei passata tu è uguale a prima!" e via così...
La verità è che io penso che lui non si sia sufficientemente permaculturizzato e che in fondo resti, senza speranza, il classico occidentale lavoro-lavoro-fatica-fatica.
E lui pensa che nella permacultura e in Fukuoka io abbia trovato le basi teoriche per la mia innata cialtronaggine (io insisto a chiamarla multifunzionalità, ma insomma...)!
Si rischia la crisi coniugale, ma...a fine giornata ci coalizziamo contro un nemico comune: il grillotalpa!! Ci accorgiamo infatti che alcuni cumuli sono un po' troppo "popolati" da questi animali, e quindi scatta l'operazione "riequilibrio" (sempre a manina, eh!?!) che vede la pisana cialtrona e il Bauer calvinista uniti nella lotta!!
E al rientro da scuola, anche le creature sono state ingaggiate, alla bieca promessa di "10 cent a grillo"!!

Grillotalpa
PS Non ce l'ho con i grillitalpa, sappiate che averne un po' nell'orto va bene, anzi benissimo perché areano il terreno e mangiano larve di altri insetti, il problema è se ne avete troppi ( e noi ne abbiamo decisamente troppi), perché allora vi mangiano le radici delle piantine appena strapiantate...e questo non va bene!


sabato 15 marzo 2014

Mangiare meno, mangiare meglio (e possibilmente...tutti)!

Questa settimana ho iniziato a fare il formaggio seriamente.
Le prime tre formaggelle della stagione 2014!
"Seriamente" significa che il ritmo di produzione è di una caciottina da 1/2 kg ogni due/tre giorni, quindi, diciamolo, è un "seriamente" relativo se confrontato con i ritmi di chi il formaggio lo fa per venderlo al mercato e pagarci il mutuo della stalla. Meglio ribadire sempre questo concetto, a volte quelli come me (chi produce cibo per se e/o per alcuni altri), hanno la tendenza, ultimamente, a prendersi moooolto sul serio...un po' troppo a volte! Vabbè l'autoproduzione, vabbè l'agri-power, però insomma, mica siamo tutti Pepe Mujica...
Beh, oggi anch'io voglio prendermi un po' sul serio, perché l'altro giorno, mentre ero inchiodata in cucina dai ritmi della lavorazione del latte per fare il formaggio, e dopo, guardando il prodotto di cotanta giornata di lavoro, e ancora, pensando a dove incastrare queste ore di lavoro nell'economia di giornate piene da scoppiare, di nuovo è tornata a frullarmi in testa la riflessione che già, a schiena china nel campo, mi aveva colpita tempo fa: "ma come fa la roba da mangiare a costare così poco?!?".
Latte...
Riassumo in breve come, a grandissime linee, faccio il formaggio: 
-latte nel pentolone, lo scaldo una prima volta e aggiungo lo yogurt
-scaldo una seconda volta e aggiungo il caglio
-taglio la cagliata
-levo il siero
-metto in forma
-giro il formaggio ogni ora fino a sera (quindi, deduzione logica, non vado a fare shopping!!)
-salo e metto a stagionare (girando le forme tutti i giorni)
E questo è solo il processo a latte pronto: aggiungiamo che le capre vanno curate, nutrite, abbeverate, munte e che per farlo si deve fare il fieno, portarle eventualmente al pascolo, accudirle anche quando per 6 mesi sono asciutte (cioè senza latte)...e vogliamo parlare degli imprevisti?? Lasciamo perdere, va', che vi stendo sulla tastiera!
La cagliata
Detto tutto questo...penso di avere capito una cosa importante che è successa con la produzione industriale del cibo: la maggior parte dei consumatori non sa come si produce il cibo che compra o ne ha solo un'idea vaga, vede solo il prodotto al supermercato (ci credereste che un ospite di un agritur di mia conoscenza ha chiesto se tenevano i maiali per fare il latte?!?) e il cartellino del prezzo. Ma spesso, spessissimo, quel prezzo è BASSO! Anche al netto dell'economia di scala che ovviamente una grande azienda può realizzare rispetto ad una piccolissima realtà.

E allora i casi sono tre, non si scappa:
  1. il risparmio è stato fatto su ingredienti e processi (leggi: ingredienti di infima, infima, infima qualità associati a processi semplificati)
  2. il risparmio è stato realizzato sottopagando la manodopera e/o non corrispondendo il giusto e dignitoso prezzo all'agricoltore
  3. punto 1+ punto 2 messi insieme
La terza che ho detto!!
Mai più senza!

L'antidoto è a portata di mano, però, tranquilli! Mica dobbiamo tutti trasformarci in coltivatori diretti! Basta solo informarsi un pochino (I LOVE WEB) su come si producono le cose da mangiare (il blog di Dario Bressanini, con cui non sono quasi mai d'accordo, ma che fornisce ottimi spunti di riflessione se non si è ideologici a palla, il solito Pasto Nudo, più leggero ma sempre interessante e per chi ha un po' più di tempo questo splendido documentario), informarsi un pochino sugli effetti di un'alimentazione squilibrata (leggi: magnamo tutti troppo!) e riconsiderare quello che siamo disposti a spendere e il tempo che siamo disposti a "perdere" per il nostro cibo.
Ecco, non è difficile, e aggiungo una cosa importante, importantissima (ma in questo post non vi spiegherò perché, andiamo sulla fiducia): se mangiassimo tutti meglio e meno, mangeremmo TUTTI (intendo: non solo noi panzoni occidentali)!!

P.S. Nota per i miei affezionati clienti del mercato: il presente post NON è la base ideologica per lo sconsiderato aumento dei miei prezzi al prossimo mercato!! ;-)






domenica 9 marzo 2014

Primavera e ansia da prestazione

Primavera
Come avrete notato dai post sulla pagina facebook del Mas del Saro, sta cominciando la primavera anche quassù! Capretti, fiorellini, passeggiate con le asine, oggi addirittura sono spuntati i piselli piantati l'autunno scorso.
Tutto bello, tutto caldo, tutto sole!
Ma a me, che vi devo dire, in marzo mi piglia l'ansia da prestazione. 
In inverno mi rilasso, la natura è ferma, si gestisce il minimo indispensabile, si progetta la stagione a venire. Sulla carta e nella testa tutto è facile, tutto è bello: siamo i portatori di una nuova era di comprensione e amore fra produttore e consumatore, i miei prodotti saranno fantastici e i clienti felici di pagarmi per averli. Le mie capre daranno litri e litri di latte, e i miei formaggi saranno un ulteriore tassello nella direzione dell'autosufficienza alimentare. Le galline spareranno uova come missili. Il mio pane lieviterà che nemmeno il Panbauletto...eh sì, in inverno (ogni inverno, non imparo mai nulla) tutto assume contorni pastello-waldorfiani. Tanto che metto in cantiere (ma l'ho detto al Bauer? Non ricordo...) di affittare qualche campetto per coltivare i cereali per il nostro pane...
Ma ora è marzo, maremma!! I parti delle capre, la grassa da spostare, il letto caldo per le semine, gli animali da far uscire, il campo da preparare e io c'ho l'ansia da prestazione!
Sogno la notte che i miei ortaggi fanno schifo, ho paura di metterne giù troppi che poi non si sa che farne, no troppo pochi, macchè, son troppi...cresceranno? e al mercato avrò abbastanza prodotto per soddisfare tutti? E abbastanza latte per fare il formaggio? ma l'anno scorso quando ho messo giù i piselli? Era presto? Mi ameranno abbastanza al mercato???
La cosa assurda è che sono la prima a sostenere (e ci credo profondamente) che il bello del mercato contadino è proprio che è un'occasione per produttori e consumatori per confrontarsi sulla vera agricoltura: il posto dove ci si può sentir dire "non ne ho, è finito" oppure "quest'anno i pomodori sono in ritardo". Insomma non è il supermercato. E' anche per questo che esistono, è anche per questo che la gente ci viene ed è anche per questo che tanti agricoltori hanno scommesso sui mercati contadini.
Eppure a me, istintivamente, mi viene un senso di colpa pazzesco se non ho tutto subito e sempre. Ovvio che non ce l'ho: dimensioni, quota e latitudine ostano! E lo so che tutti lo sanno.
Ma io credo che ci vorranno anni di allenamento zen per spogliarmi e disintossicarmi dalla cultura del supermercato. Io per prima sono cresciuta in un'era di fantastica disponibilità di tutto e sempre. Non basta dire "è sbagliato, io voglio altro": bisogna allenarsi, anno dopo anno, stagione dopo stagione, come produttore e come consumatore. Riconquistare la normalità delle stagioni, delle possibilità della terra e delle bestie. Riappropriarsi della fatica come metro di valutazione del valore delle cose. Meno scelta nel consumo.  E soprattutto sentire tutto questo come normale! Io sono normale, non avere i pomodori a giugno in Valle dei Mocheni è normale, le capre che fanno poco più di un litro al giorno è normale, le uova con un po' di cacca sopra è normale!
E anche il percorso verso l'autosufficienza alimentare, l'autoproduzione, sono esperienze di grande soddisfazione, ma anche di comprensione che possiamo fare a meno di molto di quello che riteniamo indispensabile.
Io sono appena all'inizio. Mi impegno. Mi viene il panico da prestazione. Vado avanti. Chissà dove arrivo. Chissà se riuscirò a far tacere il supermercato che è in me... Si parte, buona stagione a voi e a me!!
Crescere il proprio cibo è come stampare il proprio denaro