venerdì 13 giugno 2014

Trigonella: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo...insieme!

Vea-Az. agricola biologica Mas del Saro
Mob: 0039- 342-7264291
Eccoci qui, a svelare l'arcano. Dedico un post a TRIGONELLA
E d'ora in avanti alternerò i post Maso/Trigonella, perché le due cose corrispondono solo in parte.

Vea (io), Paola e Daniela: tre amiche, tre appassionate di quello che fanno, tre mamme. 
Anni di lavoro insieme, di intraprese, di vacanze, di risate, di arrabbiature. E' giunto il momento di dare una forma a questo sodalizio che è nato da sé, senza che quasi ce ne accorgessimo.
E la forma che abbiamo scelto è proprio TRIGONELLA.

TRIGONELLA sarà il contenitore attraverso cui proporremo le nostre attività: a volte insieme, a volte separatamente. Perché ognuna di noi ha una sua specifica professionalità da trasmettere e perché le cose che tutte e tre possiamo insegnare e condividere con voi fanno parte di un' unica visione del mondo, della vita.
Paola-Accompagnatore di Territorio del
Trentino-
Mob: 0039-333-4861088
Il nostro pensiero di fondo è che abbiamo bisogno di rallentare, tutti. Abbiamo bisogno di usare le mani, i piedi, gli occhi, il naso, la bocca per quello che ci sono stati dati. Abbiamo bisogno di riprenderci, grandi e piccini, quello che ci spetta: cibo sano, natura pulita, belle cose fatte da noi. 
Noi un po' l'abbiamo fatto, lo facciamo quotidianamente insieme alle nostre famiglie: a volte ci riesce, a volte falliamo. Ma negli anni ci siamo accorte di quanto paghi e di quanto sia in realtà semplice. Basta un dettaglio, un tocco, un' attenzione nuova.

E quindi, ci presentiamo!

Io (Vea): contadina self-made in progress, autoproduttrice, un po' polemica, entusiasta, chiacchierona, a volte stanca.
Sarà mio tutto ciò che riguarda la terra, l'orto, il cibo autoprodotto, il Maso, il piccolo allevamento ad uso familiare, l'autosussistenza familiare.
Paola: vulcanica! Accompagnatore di territorio del Trentino, dottore forestale, comunicatrice nata, lavoratrice indefessa, creatura del bosco da sempre, appassionata e appassionante, grande esperienza di divulgazione per grandi e piccini.
Sarà suo tutto quello che ha a che fare con il selvaggio, il bosco, gli animali, la montagna, fiori e piante. 
Daniela: dolce, silenziosa, paziente, quasi zen... gestisce un meraviglioso B&B di Qualità  in Valle, ha lavorato per anni come grafica pubblicitaria e ancora lo fa, se il progetto le piace.
Daniela-gestore di b&b/grafica
Sarà suo tutto quello che riguarda l'aspetto artistico, soprattutto la lavorazione della lana, per la quale ha una grande passione. Gli oggetti che crea non sono solo belli in sé, hanno la grande dote di donare calore e atmosfera agli ambienti.

E dunque...

- AI CURIOSI, ALLE FAMIGLIE, AI SINGLE, ALLE COPPIE, AI PASSANTI, AI RITORNANTI, A TUTTI offriamo:

-la cucina del Maso, dove, fra una chiacchiera, una risata e una tisana, riappropriarsi delle antiche pratiche di autoproduzione, fra campo, stalla e focolare;

-passeggiate a ritmo lento, salite e discese mochene, alla scoperta del segreto che la montagna custodisce nei suoi boschi e torrenti;

-il calore della lana e del feltro, il profumo degli aghi di abete e delle spezie, l'Avvento e i suoi ritmi, per ricreare con le proprie mani atmosfere antiche.

AI BAMBINI E ALLE MAESTRE offriamo:

-laboratori, passeggiate, contatto con gli animali, giochi, risate e silenzi, sempre accompagnati da "Mamma Natura". Non avremo paura di sporcarci giocando con l'acqua e la terra, ascoltando il soffio del vento e i sussurri del bosco, di fare le "cose dei grandi" e di annusare il profumo della lana, di fare domande e di andare insieme in cerca delle risposte, di giocare, di ridere, di stupirci per le meraviglie del mondo e di quello che sapremo fare noi;
-atmosfere curate, bellezza, tranquillità, condivisione di ogni momento dell'esperienza.

Eccoci!
A breve, brevissimo, il calendario con i nostri appuntamenti.








martedì 10 giugno 2014

Fieno: niente eroi morti!

Eccomi qua, reduce semi viva da una 5 giorni di fieno 24h.
Si impone un post.
Riassumo le fasi che abbiamo attraversato in questi anni, tanto per dimostrare che non si parla a vanvera (e vi segnalo questo bellissimo festival che si terrà in settembre).

FASE 1: facciamo il fieno, romanticamente, senza uno straccio di macchinario, senza chiedere aiuto a nessuno, senza farci sfuggire un lamento. Insomma, se lo facevano i nonni, perché noi no?

FASE 2: appurato che per tagliare tutto a falce (cosa che il Bauer eroicamente ha fatto 3 anni fa) ci volevano tutti i giorni di ferie maturati al lavoro vero (più qualcuno di malattia per riprendersi) e dopo aver buttato tutto il fieno lasciato marcire sul campo senza sapere dove ficcarlo (non imballato occupa 10 volte lo spazio), abbiamo comprato una bella falciatrice. Adesso sì che si ragiona!

FASE 3: appurato che se non lo imballiamo non sappiamo dove metterlo (e per la verità anche imballato ce lo facciamo "ospitare" dai parenti), impietosiamo un signore con trattore e imballatrice che viene e ci fa le ballette. Questo però dopo giorni di fatica immane, a girarlo perché si secchi bene, a "andonarlo" per l'imballatrice (termine locale per dire: fare dei lunghi salsiccioni di fieno), a bestemmiare, a farsi venire colpi di calore, a lottare contro il tempo perché arrivano il temporale e la grandine giù da Palù, a sfruttare biecamente qualche stolto amico che così, senza sapere a cosa va incontro, chiede "ma vi do una mano?"...

Io a questo punto sarei giunta alla FASE 4  e cioè: l'anno prossimo pago qualcuno che abbia tutti i mezzi adatti (trattore e annessi e connessi) e glie lo faccio fare a lui!!

Perché nella 4 giorni di fieno si esplica davanti a me in maniera chiara e luminosa il principio che mi deve ispirare ogni giorno, ogni minuto di lavoro: giusto equilibrio fra fatica e risultato. 
Mica devo fare il museo etnografico vivente, o no?!? Cioè: io ci tengo ad avere il MIO fieno, che viene da un prato che ho curato io, ma ho capito finalmente che non è che se io ci rimetto la salute poi il fieno è più buono e le capre fanno più latte! Anzi: mi girano talmente dalla fatica che mi prende un odio irrazionale per asini, capre e cavoli, e questo...NON va bene!

E poi, come saggiamente ricorda un amico, una volta d'estate solo il fieno facevano. Pian piano, un pezzetto alla volta. Ci racconta che suo zio solo questo faceva tutta l'estate, poi, quando era troppo caldo, si metteva sotto un larice e riposava. E' morto a 84 anni! 
Che c'avesse ragione lui?!?


sabato 31 maggio 2014

Esperimenti alimentari...nostro malgrado!

Nuovi arrivati (e vecchie conoscenze) nella dispensa del maso
Il maso è un porto di mare. Così ci piace, così lo vogliamo. Accogliamo persone da tutto il mondo (date un'occhiata, questa associazione mondiale è una delle cose più utili, belle, interessanti che siano state sviluppate negli ultimi 20 anni!!) ed ogni volta è una valanga di emozioni, esperienze, conoscenze, lingue, storie, destini che si riversa su di noi (e, temo, noi ci riversiamo su di loro). E io qualche volta vengo travolta: come sempre mi entusiasmo. Gli altri a me piacciono! Quasi sempre! D'istinto! E dagli altri mi piace imparare cose nuove, provarle, vedere se vanno bene anche per me. Ogni volta che qualcuno se ne va dal maso, che ci sia stato tanto o poco, ci ritroviamo cambiati: a volte poco, a volte tanto cambiati. Ma non pensate a cambiamenti particolarmente mistici e profondi, siamo gente pratica e di montagna, ci garba il concreto. Soprattutto ci garba mangiare!! Mangiare bene e mangiare sano. La scelta vegetariana viene da lì: e da quando non mangiamo più carne stiamo meglio e mangiamo meglio.

Tre settimane fa ha attraccato al maso la barchetta di J. (ecco il suo fantastico blog): donna incredibile, trasversale, dalle mille doti (i difetti? Boh?!? talmente nascosti che io non li trovo). Soprattutto GRAN CUOCA!! All'inizio eravamo tutti scettici, o meglio: il Bauer era scettico!! Adesso via, viene un'Olandese a cucinare!! ma che scherzi?!?
Lei non ha imposto nulla, pian piano ha preso possesso dei fornelli (complice una sua intolleranza alimentare) e nel maso si sono magicamente sprigionati odori d'oriente, il Giappone, la Thailandia, l'India, il Mediterraneo. Cardamomo, coriandolo, cannella e pepe...Thaina, yogurt, frutta secca, avocado...peperoncino, aglio...farina di canapa, quinoa, miglio, grano saraceno...la sua storia, i suoi viaggi, la sua cultura portate in tavola (quasi) ogni sera. Con semplicità: non è che passa ore e ore in cucina. In mezz'ora allestisce manicaretti leggeri e profumati. E sento una qualche continuità olfattiva con la terra d'Israele...e mi torna la nostalgia (ma questa è un'altra storia, forse, o forse no)...

E io mi sono accorta che sono tre settimane (TRE!!) che non mangiamo pasta!!
Mai stati grandi pastari, però insomma, quando hai fretta che fai? Un bel piatto di pasta e rizzati (si dice a Pisa)! 
E invece...invece adesso quando ho fretta affetto le zucchine con lo sbuccia patate, le salto in olio e aglio, ci spruzzo il limone; mescolo un po' di thaina con acqua e limone, ci poccio le carote, friggo le melanzane e me le mangio sul pane con pomodorini e cetrioli; cuocio il riso con le lenticchie e il coriandolo e ci metto sopra le cipolle soffritte in olio. E metto semini oleosi e frutta secca in ogni dove.

E fine dell'abbiocco post-prandiale!! Che fosse la pasta?!?

PS Messaggio per la Nonnadicittà: adesso manco la pasta ti facciamo più! Erba e semini!!

domenica 18 maggio 2014

Non si munge alle 11 del mattino, sappiatelo!

Prima di leggere questo post, guardatevi questo video, perchè è di questo video che parlerò.
Ricevo la solita newsletter dall'Associazione Gallo Rosso, che raccoglie tutti gli agritur dell'Alto Adige. Per inciso: la ricevo perché ci vado spesso in vacanza (lo so, rasento la malattia mentale: vivo in un maso e ci vado pure in vacanza...), quindi nessuno può tacciarmi di "antialtoadigismo", tanto più che non perdo occasione per lodare le superiori capacità agricol-turistiche dei nostri vicini! Mi sembra sempre tutto più bello, più pulito, più fatto bene, più tradizionale, più più più...
Però stavolta mi hanno fatta saltare sulla sedia!
Ora, io capisco benissimo l'esigenza di vendere un prodotto, nello specifico una vacanza in un maso di montagna. Capisco che se ne debbano esaltare gli aspetti "bucolici" e non pretendo che in una pubblicità si mostrino stivali merdosi, sudore, grandine estiva e mucche scalcianti...ci mancherebbe! Però in questo video si va oltre, sembra la pubblicità del Mulino Bianco: la chicca è il bambino che accarezza la gallina...ma scherziamo? Non c'è animale meno "coccoloso" della gallina (ci avranno messo mezz'ora a prenderla, e certo non sarà stata felice del trattamento: mica è un gattino!). E il contadino ridente che munge a due mani alle 11 del mattino (ovviamente orario compatibile con il risveglio e la colazione da grande obeso del turista di turno)? Ne vogliamo parlare? E il latte candido e puro che sprizza nel secchio...il latte non è mai candido e puro quando sprizza nel secchio, vi assicuro, e comunque io le mie capre le dovrei drogare per mungere a quel modo!!
Ripeto: LO SO che andare in vacanza in un maso evoca certe visioni e spesso sono anche vere, ma mi sta un po' sullo stomaco che per invogliare le persone a provare un'esperienza nuova e arricchente come passare un po' di tempo in un maso, si debba fare ricorso alle più trite immagini da Disneyworld. Ci mancava il Bambi che ti mangia l'erbetta dalle mani!

E qui scatta l'appello ai lettori-registi del mio blog (che in un delirio di potenza immagino numerosissimi!!): prendete la vostra macchina da presa (si chiama ancora così? O usate l'i-phone come me?) e venite a fare il contro-video. Offro vitto, alloggio e la trama del videino! Facciamo sapere al mondo la verità, basta con le esili contadine che svolazzano fra le piante officinali! Basta con le mucche imbalsamate! E se volete veder mungere, vi dovete alzare alle 5 (vabbè, da me no, perchè sono pigra...)!

PS: si intuisce che esco da una massacrante settimana di strapianti nel campo?


sabato 10 maggio 2014

Enrique, Ragù, il Bauer...maschi al Maso!

Enrique Cagafuego
Lo so, l'argomento si presta a facili ironie e battutacce da osteria (e magari qualcuna mi scappa pure...), ma in realtà qui al Mas del Saro l'argomento è serio e spesso dibattuto: ci servono davvero i maschi al maso??
Quando abbiamo aperto l'azienda e preso i nostri primi animali, dichiarammo all'unisono "solo femmine!". Naturalmente, pur essendo di origine strettamente cittadina, sappiamo anche noi che per fare i capretti serve il becco, per fare gli asinelli serve un asino, per i pulcini un gallo (!!), ma l'idea era quella di portare le nostre amate femminucce da un baldo maschietto (di amici) solo all'occorrenza, oppure di portare le capre in malga e in fondo i pulcini mica ci servono. E poi scusa, perchè devo nutrire e curare un parassita che mi serve, diciamolo, 5 minuti all'anno?? 
Ma perché non volevamo maschi? Perché i maschi di tutte le specie sono più nervosi, puzzano, sono potenzialmente aggressivi e il gallo fa casino alle 5 di mattina! Ecco le ragioni che ci sostenevano nella ferma decisione di avere qui un gineceo senza bulli a rompere gli equilibri. Tanto più che la nostra esperienza con animali maschi non era delle più felici: il nostro unico cane maschio è, lo giuro, un tesoro di cane, ma particolarmente scemo e ineducabile...mica vogliamo replicare, no?!
E invece...invece come sempre il maso ci smuove dalle nostre teoriche e granitiche convinzioni e ci fa fare cose che MAI avremmo pensato! 
Ragù è arrivato dopo due estati passate a trasportare in macchina le nostre capre da una parte all'altra del Trentino, con risultati indescrivibili in termini di puzza perenne e stress da possibile multa, senza mai la certezza che fossero realmente incinte e senza alcun controllo sul destino delle nostre povere caprette!
Ci ho messo un anno a convincere il Bauer che era il momento di prendere un bel becco: sulle ragioni della sua ostinazione non mi pronuncio...eh eh eh! Ma alla fine, come sempre, l'ho spuntata io: lo vuoi il formaggino bòno? E allora beccati il becco! Unica concessione: senza corna (la battutaccia, la battutaccia)!
Ragù il becco
Nota sul nome Ragù: l'ho preso in un agritur che la settimana successiva aveva in menù il "Ragù di capretto"...e quindi, in ricordo di quello che poteva essere (ma non è stato), l'ho chiamato così!!




martedì 22 aprile 2014

Kibbutz, mon amour...

Primo principio agricolo al Lotan!
Direi che è piuttosto superfluo dichiarare dove abbiamo passato gli ultimi 10 giorni: le foto postate sulla pagina facebook penso parlassero da sole. Il Maso in trasferta in terra d'Israele, per ritrovare vecchi amici e incontrarne di nuovi. 
Tra le mille cose di cui si potrebbe parlare a proposito di questo strano, meraviglioso e complicato paese, scelgo quella a me più affine: i kibbutzim!
Ho scassato la pazienza dei nostri amici con milioni di domande al secondo: cos'è il kibbutz? quanti sono? dove sono? com'è la vita quotidiana? che fanno? sono religiosi o no? che coltivano? sono bio? Alla fine, stremati, mi hanno portata a passare un paio di giorni nel deserto...a caccia di kibbutzim!!
Due giorni meravigliosi fra il kibbutz KETURA e il kibbutz LOTAN, nel bellissimo deserto dell'Aravà, la zona del Negev confinante con la Giordania.
Casette dei volontari...fango, sabbia e paglia.
I kibbutzim del deserto sono forse quelli che ancora si ispirano ai principi e ideali che accompagnarono la fondazione dei primi kibbutzim in Israele: egualitarismo, agricoltura come fondamento della convivenza fra le persone, forte condivisione dei (numerosi) momenti collettivi, religiosità aperta e "alternativa", molto rispettosa delle scelte personali. Sarà il clima, sarà l'isolamento, ma il risultato è che sono posti dove abbiamo respirato un'aria diversa, per noi nuova. Siamo stati accolti (come sempre e ovunque, a dire il vero) con grande dolcezza e gentilezza. Siamo stati coinvolti nei riti serali di shabbath shalom, abbiamo esplorato, curiosato, fotografato, chiacchierato...senza per un attimo cogliere sospetto o diffidenza da parte dei residenti. I bambini, nel kibbutz HULDA dove siamo stati ospitati per la maggior parte del tempo, hanno giocato liberi e ben accolti con gli altri bambini del kibbutz, in un clima che a noi ricordava vagamente quello del campeggio (?!).
E il kibbutz LOTAN, mi ha rubato il cuore. Ci ho passato un pomeriggio, ma la sera mi addormento pensando a come organizzare una nuova trasferta...e questa volta vorrei passarci davvero un po' di tempo. E' come se in me si fosse risvegliata una (sopita negli anni) voglia di comunità...ma ormai sono passati i tempi in cui sognavo comuni di frikkettoni dediti al fancazzismo quotidiano (al massimo una pasta scotta a mezzanotte)! Diciamo che avevo "buttato il bambino con l'acqua sporca": non ho più voglia di collettivismo giovanilista ergo non ho più voglia di collettivismo tout cour. Ma ho scoperto che non è ancora così per me (per il Bauer, ehm, non saprei...). 
E quindi vorrei davvero passare un po' di tempo là con la mia famiglia: sarebbe bello provare cosa significa davvero vivere, lavorare e imparare in comunità. Penso che per i bambini soprattutto sarebbe un'esperienza unica, di grande valore formativo. E anche per noi. Chissà se ci riusciremo...
Poi però si torna al maso, eh!?! Il collettivismo mi garba, ma nel Negev!!
Il deserto...

martedì 1 aprile 2014

E poi vennero i "nativi montanari" del terzo millennio...

Si parla di figlioli: argomento spinosissimo e scivoloso! Mi devo reggere, resistere alla tentazione di enumerarvi le prodezze dei tre fenomeni. Cioè, io sono convinta, lo ammetto, di avere tre fenomeni di figlioli, le cui capacità sono ineguagliabili e lo resteranno nei secoli dei secoli. 
Fatta questa doverosa premessa, che mi qualifica nel gruppo "madri inferocite", ma almeno sincere, passo all'argomento che voglio trattare oggi: gli effetti del maso sulla prole innocente.
Come già detto in altri post, il tipo di vita che conduciamo NON è frutto di un preciso e ordinato progetto alla base della vita di noi adulti, figuriamoci se c'era anche solo l'idea di creare "La casa nella prateria" per i pupi.
Anche in questo, il maso ci ha messo lo zampino, in maniera lenta ma inesorabile (a questo punto penso sia davvero una specie di Overlook Hotel con una sua personalità, ci manca di vedere le gemelline nel corridoio!!) .
Nascere in mezzo ai monti, prima di tutto, lascia un imprinting di cui non ti accorgi subito, ma che si dispiega pian piano e a un certo punto, tu, pisana cresciuta allo stabilimento balneare Bagno Lido, ti chiedi se sono davvero figli tuoi o se qualcuno ha sostituito il surfista tatuato che ti aspettavi, con un orso bruno che parla strano.
Intanto, loro hanno cominciato a camminare in salita: per davvero! I primi passi li hanno mossi su un prato pendenza 30°, quindi l'andatura naturale per loro è una leggera inclinazione in avanti, pronti, anche in pianura, ad affrontare l'eventuale (per loro ovvia e certa) salita che sta per arrivare. Il passo è deciso, pesante, piantato in terra. 
La salita: condizione naturale del "nativo montanaro"
E le paure, altre dalle mie di quando ero bambina. Esempio illuminante: una volta, eravamo dalla Nonna di città in città (appunto) e i tre non riuscivano a dormire. Motivo? Erano spaventati dai rumori del condominio: "nonna ma qui c'è un sacco di gente, chissà quanti malintenzionati!". Figurarsi la Nonna, che tutte le volte al maso guarda fuori, nel buio, e si dice certa che ci sia un bruto appostato nel bosco, o una bestia feroce, o un elfo o chissacchè. Questa dimostrazione della teoria della relatività la colpisce a fondo!
O la paura delle macchine, che va benissimo, ci mancherebbe, ma mi pare a questo punto un tantino sopra le righe...
A volte sembrano Amish nell'anno sabbatico.

E il rapporto con gli animali, la terra, il lavoro. Quello che per me è una continua scoperta e che mi cambia quotidianamente un po' (ma so che sono troppo "vecchia", ho avuto un altro imprinting, un'altra infanzia, altri luoghi mi hanno formata e so che il senso di stupore che mi aleggia spesso dentro non passerà mai), per loro è ovvio, quotidiano, spesso banale e noioso. Mi spiego: spesso mi viene detto"chissà che contenti i tuoi figli di avere tutti questi animali" e a me dispiace deludere, ma devo rispondere che IO sono contenta di avere tutti questi animali, loro sono...tranquilli (rassegnati?!?). Gli animali per loro sono parte della vita quotidiana, e la vita quotidiana spesso è noiosa. Gli animali sono lavoro della mamma, e lavoro della mamma=meno tempo per loro, quindi...e da un paio di anni, sono lavoro anche per loro. Ognuno ha un compito, in estate, che cambia e evolve man mano che crescono. L'anno scorso i due grandi dovevano, alla sera, portare in stalla le capre. Le prime due volte, felicissimi. Poi, un'agonia: urla (mie) e pianti (loro). Altro che contenti!!E sorvolo sul piccolo Bauer che alla prima occasione me le ha pure perse nei boschi...
Ad ognuno il suo lavoro
La piccola poi, secondo me fra 10 anni scappa con un chitarrista punk verso la metropoli tentacolare e al maso non ci mette più piede neanche morta.

Insomma, banalmente, quelle che per noi sono scelte (nostre o del maso, è uguale), per loro sono il normale scorrere dell'infanzia che NOI abbiamo scelto per loro.
E io, stupidamente, ogni tanto, se si lamentano, ricordo loro quanto sono fortunati a vivere qui, ad avere animali, a vivere a contatto con la terra, la montagna, la libertà...insomma, vorrei che guardando "Heidi" non contestassero ogni minuto la sceneggiatura (tipo che la capretta Neve "figurati mamma se la tenevano, le caprette che non crescono mica si tengono!!"), ma che pensassero "ammazza oh, che culo che c'abbiamo!".

Ma questo è impossibile da capire da piccoli, soprattutto se ti è chiaro che... non avrai MAI la Playstation!!